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  • Rally Valle d’Aosta: piloti leggendari, auto da sogno, imprese, gioie e tragedie in 41 anni di storia gloriosa e affascinante
    Sandro Munari, a segno con la Lancia Stratos (tutte le foto di questo articolo sono tratte dal libro Il Rally Valle d'Aosta 1971-2007 di Enrico Formento Dojot)
    SPORT
    di Davide Pellegrino  
    il 02/06/2022

    Rally Valle d’Aosta: piloti leggendari, auto da sogno, imprese, gioie e tragedie in 41 anni di storia gloriosa e affascinante

    Nato sulle ceneri di Aosta-Gran San Bernardo e Aosta Pila su iniziativa di quattro moschettieri, la corsa rossonera ha vissuto sulle imprese di personaggi come Munari, Bettega, Biasion, Cerrato, Cunico e Celesia su macchine come Stratos, 131 Abarth, 037, Delta e Audi Quattro; nel 2005 l'incidente che è costato la vita a Pozzi e Curto

    Il Rally Valle d’Aosta può legittimamente vantare una storia lunga e prestigiosa, come pochi altri.

    Una storia ultraquarantennale, interrotta nel 2012.

    Diverse e disparate le cause: la crisi economica, la legge dei grandi numeri per la quale molte gare hanno issato, prima o poi, bandiera bianca, come, ad esempio, il Rally Quattro Regioni.

    E poi, da non sottovalutare, una difficoltà di ricambio generazionale, acuita, anzi sancita, dalla scomparsa di Giorgio Caputo, il Direttore di tante edizioni, che ha lasciato un vuoto umano e professionale rivelatosi immediatamente grave e, piuttosto rapidamente, incolmabile.

    Dopo dieci anni, la Valle torna a vivere la magia del rally, una specialità mai abbandonata, come dimostrano i tanti equipaggi che, accollandosi oneri economici e logistici tutt’altro che trascurabili, onorano la specialità iscrivendosi a prove nazionali e internazionali.

    Una storia lunga e prestigiosa, dicevamo, che vale la pena ripercorrere.

    La tradizione motoristica della Valle d’Aosta

    La Valle d’Aosta aveva conosciuto la “Aosta-Gran San Bernardo”, la gara di velocità in salita, disputatasi tra il 1920 e il 1957, con la parentesi della guerra.

    Si trattava di un appuntamento di prim’ordine, al quale non facevano mancare la loro partecipazione campioni quali Ludovico Scarfiotti, ancora oggi ultimo italiano a trionfare nel Gran Premio d’Italia di Formula 1, Eugenio Castellotti, Pietro Taruffi, lo stesso Enzo Ferrari.

    E Case come Lancia, Ferrari, Cisitalia, Alfa Romeo, Osca.

    Successivamente, la “Aosta-Pila”, altra prova in salita, che nell’edizione dell’addio, nel 1969, allineò al via nomi come Oertner, campione europeo della disciplina con l’Abarth, e il compianto “Baronio” su Alfa Romeo.

    L’idea di quattro valorosi moschettieri

    Senza l’Aosta-Gran San Bernardo e l’Aosta-Pila, i motori, così amati e seguiti, rischiano di lasciare orfani gli appassionati. Ma l’inventiva di quattro moschettieri sventa il pericolo. I quattro, merita ricordarli, sono: Carlo Baseli, Primo Grosso, Renato Pan e Giovanni Rossi. Partono da un foglio bianco, partoriranno la Storia.

    Carlo Baseli non riuscirà a vedere neppure la prima edizione, una morte prematura glielo impedirà. A lui sarà dedicata la Coppa Baseli, assegnata al primo pilota o equipaggio valdostano, a seconda delle annate.

    Carlo Baseli con Franco Faccin e Roberto Pieroni

    E Primo Grosso lo seguirà pochi anni più tardi. Ma altri raccoglieranno il testimone, come Giorgio Caputo e Giuliano Matteis, tracciatore di prove speciali

    Gli anni ’70 del Rally Valle d’Aosta

    Si parte il 26 settembre 1971, in verità con una gara di “Regolarità-Sprint”, che copre località come La Thuile, Torgnon, Saint-Barthélemy.

    Ma che, soprattutto, farà scoprire il Colle San Carlo, che diventerà uno dei simboli del “Valle”.

    Trentotto i concorrenti, trentasette arrivati.

    La classifica viene definita in base alle penalità e si verifica un fatto curioso, in quindici terminano con zero penalità.

    Il tempo impiegato, criterio di subordine, premia il milanese Claudio Haupt, su Porsche 911 S, che precede l’eporediese Pennato, su Lancia Fulvia HF 1600 e un giovane Remo Celesia (il campionissimo valdostano scomparso recentemente), al volante dell’Alfa Romeo 1750: a lui andrà la prima Coppa Baseli.

    L’edizione successiva del Rally Valle d’Aosta conosce immediatamente il primo salto di qualità: la validità per il Campionato Italiano, niente male per una gara poco più che esordiente.

    I partecipanti sono cento e trentacinque chiudono il percorso.

    Dieci le speciali, su asfalto e terra.

    Doppietta Porsche, con Rubieri e Pittoni, terzo Biasuzzi, su Lancia Fulvia.

    Nel 1973 il “Valle” è valido per il Trofeo Rally Nazionali.

    Tanti e prestigiosi gli iscritti.

    Polese, su Alpine Renault 110, la mitica voiture bleue, che a gennaio aveva sbancato il Rally di Monte-Carlo, regola Giacomo Pelganta, su Lancia Fulvia, e Cané, su Porsche 911.

    Nel 1974, la gara prova l’ebbrezza delle speciali in notturna, che incantano gli appassionati, in numero sempre crescente. Pelganta-Orlando fanno sognare con una vettura che ridisegnerà la storia dei rally, la Lancia Stratos, la bȇte à gagner, come la definirono i francesi, e precedono Viccardi-Contegiacomo (Fiat 124 Sport Spider) e Besozzi-Brusati (Lancia Fulvia HF).

    Nasce il mito di “Gino” Ferrato

    La febbre del rally contagia tutti. Le vetrine dell’officina Ferrato sono prese d’assalto. Igino “Gino” Ferrato è stato un preparatore formidabile.

    Sotto le sue mani sono passate fior di vetture: il suo genio lo spingeva ad osare soluzioni del tutto originali, che poi si rivelavano azzeccate.

    Uno dei suoi ricordi più emozionanti, almeno per chi scrive, è una foto con un cacciavite in mano mentre interviene, di notte, sulla Stratos di Pelganta.

    In quella foto ormai datata ritroviamo l’essenza di un personaggio carismatico a cui il Rally rossonero deve molto.

    1977: il Rally Valle d’Aosta cambia data e diventa Rally Neige

    Nel 1977, un tournant epocale. Il Rally Valle d’Aosta viene disputato a fine stagione, con validità internazionale. Inizia l’epopea del Rally Neige.

    La neve sarà presente solo a tratti, impegnando piloti e tecnici per interpretare correttamente il fondo. La nuova collocazione temporale sarà la chiave di volta, perché le Case saranno ingolosite da un percorso che sembra fatto apposta per preparare il “Monte-Carlo” del gennaio successivo.

    E, infatti, la gara viene dominata da uno dei più grandi di tutti i tempi, reduce dal poker nel Principato. Sandro Munari, il “Drago”, navigato da Maurizio Perissinot, conduce la Lancia Stratos nella livrea ufficiale Alitalia e si aggiudica nove speciali su quattordici. Alle sue spalle un giovane talentuoso, Attilio Bettega, uscito dalla fucina del Trofeo A112, assistito da Torghele, sempre sulla Stratos. Terzi Cane-Viglione, su Porsche Carrera.

    Celesia-Viérin sulla Stratos

    Il “Valle” è ormai decollato, diventa uno stabile riferimento prestigioso, i suoi ideatori sarebbero felici di registrarne i successi. Nel 1978 la gara cambia denominazione e diventa “Valle d’Aosta – Saint-Vincent”, in quanto la Riviera delle Alpi ne è la sede.

    Attilio Bettega inizia il suo splendido tris

    Attilio Bettega sulla Fiat 131 Abarth

    E inizia il trittico di Attilio Bettega, arrivato nel Gotha della specialità. La Fiat pone fine al dualismo interno con la Lancia e si determina per una scelta unitaria, di Gruppo. Viene giubilata la Stratos, secondo qualcuno prematuramente, come dimostra la vittoria, nel 1979, di Darniche al “Monte-Carlo”, su una vettura non ufficiale. Ma una strategia commerciale volta alla valorizzazione di un nesso visibile e diretto tra le macchine da corsa e quelle di tutti i giorni, porta a puntare sulla Fiat 131, una vettura media per famiglie, a detrimento, tra l’altro, della X1/9, promessa e incompiuta erede della Stratos.

    Ebbene, la 131 si trasformerà in una fuoriclasse, tra le più vincenti della storia. E Bettega la porterà al successo al Rally Valle d’Aosta, come si accennava, per tre edizioni consecutive. Nella prima, il campione di Molveno, prematuramente scomparso qualche anno dopo al Tour de Corse, regolerà Fabrizio Tabaton che battezzava all’esordio la Ritmo, altro cavallo su cui punterà la Fiat.

    Alberto Zoso regala alla Valle d’Aosta il primo podio

    Zoso e Stradella hanno regalato alla Valle il primo podio

    Arriva il primo podio per un valdostano al Rally Valle d’Aosta. È Alberto Zoso, navigato da Valerio Stradella. La macchina, la palestra dei rallysti, la Opel Kadett GTE, robusta, economica e affidabile. Zoso se la prepara praticamente da solo e grazie a un talento cristallino termina terzo, grazie agli exploit nelle prove di Pila, dove coglie un terzo e un secondo posto. Per Alberto è la terza Coppa Baseli consecutiva.

    Gli anni ’80 del Rally Valle d’Aosta

    Nel 1980, ultimo hurrah di Attilio Bettega e piazza d’onore per Remo Celesia, navigato da Paganin, su Lancia Stratos. Il nuovo decennio segnerà, nella sua prima parte, l’apogeo del “Valle”. Nel 1981, viene riconosciuta la validità europea, frutto dell’apprezzamento dell’opera dell’organizzazione in tanti anni.

    Irrompe sulla scena l’Audi Quattro, una vettura destinata a cambiare il corso dei rally. Trazione integrale e potenza, un connubio che il pilota di Cuorgné Michele Cinotto (coéquipier Radaelli) sfrutta con disinvoltura. Attilio Bettega, al volante della Fiat 131 Abarth, ormai senza più margini di sviluppo e all’ultima recita, finisce a 20’59”, un divario da tappa di montagna del Tour de France degli anni di Fausto Coppi. Ormezzano-Berro terminano terzi, su Talbot Lotus.

    Irrompe sulla scena la Lancia 037

    Tabaton-Tedeschini sulla Lancia 037

    La tecnologia a quattro ruote motrici sembra vincente e imbattibile. Ma la Lancia progetta una macchina che, almeno per qualche anno, rovescia il corso degli eventi. È la 037 Rally, nata, come la Stratos, per le corse: la trazione è posteriore, ma potenza ed equilibrio la esaltano su ogni terreno.

    Dal 1982 al 1985, la regina del “Valle” sarà lei. Tabaton-Tedeschini si aggiudicano il primo tassello del poker, davanti a Busseni-Ciocca, su Ferrari 308 GTB, altra vettura interessante, che sfatava il tabù del Cavallino dedito soltanto alla pista. Terzo posto per un’altra 037, quella di Tognana-De Antoni.

    Celesia-Viérin portano la Valle d’Aosta sul gradino alto del podio

    È poi la volta di una storica tripletta: Cunico-Bartolich, Tabaton-Tedeschini, Biasion-Siviero, che si aggiudicano il titolo italiano proprio nel rally rossonero. Tabaton-Tedeschini firmano il bis e l’epopea della Rally viene chiusa dal primo successo di un equipaggio valdostano: Remo Celesia, dopo tre piazze d’onore, centra la vittoria con Ettore Viérin alle note, domando un fondo reso insidioso da neve e ghiaccio. Una prestazione da incorniciare e una festa a lungo attesa.

    Ettore Viérin e Remo Celesia in trionfo a Saint-Vincent

    Il 1986 è l’anno delle potenti, ma purtroppo pericolose, “Gruppo B”. La Lancia Delta S4 è una vera belva, che Dario Cerrato, in coppia con Cerri, doma vincendo il campionato italiano. Andrea Zanussi, che aveva portato in gara la Peugeot 205 T16, altro favorito della vigilia, è costretto al ritiro. Il testimone della Casa francese passa a Bruno Saby, pilota di prim’ordine, che, navigato da Fauchille, coglie la piazza d’onore.

    Cerrato-Cerri su Lancia Delta S4

    Le “Gruppo B” sono, come si diceva, molto pericolose. Balleranno, al “Valle”, solo quell’anno: gli incidenti mortali occorsi a Bettega e Toivonen ne sanciranno la fine. Per comprenderne pienamente la potenza, basti pensare che Betti-Viérin, a bordo della Lancia 037, ormai superata tecnicamente, terminano terzi, ma a 24′.

    Dal 1987 la scena è per le vetture di Gruppo A

    Il 1987 costituisce l’anno della rifondazione. Le “Gruppo A” diventano protagoniste: sono auto molto vicine alla produzione di serie. Ormezzano-Mello vincono su Mazda 323 4WD, davanti ad Arletti-Julli e Bentivogli-Hedinger, entrambi su Lancia Delta 4WD. Ai piedi del podio, Davisod-De Leonard, sempre su Lancia Delta 4WD.

    Remo Celesia concede il bis nel 1988

    Il 1988 registra tensioni all’interno dell’organizzazione, che mettono in forse la gara.

    Ettore Viérin lascia il ruolo di navigatore per diventare il Patron della gara che, nonostante tutto, vedrà la luce.

    La Lancia presenta un’evoluzione della Delta. La versione “Integrale” monopolizza, come era successo anni prima alla 037, l’intero podio. È il bis di Remo Celesia (navigato da Frassy), che si cala, per l’occasione, nelle vesti del pilota (anche) ragionatore e firma l’impresa. Remo raggiunge il record di nove Coppe Baseli. Alle sue spalle, Maneo-Bucci e Bentivogli-Hedinger.

    L’anno successivo, la Lancia riesce a fare addirittura meglio. Le Delta occupano i primi sette posti.

    Peduzzi-Ronzoni, su Delta Integrale 16V, hanno la meglio dopo un corpo a corpo spettacolare, su Bettanin-Ramella (Lancia Delta Integrale). Il pilota valdostano viene tradito, sul finale, da una perdita di potenza. Terzi, Guggiari-Bartolich.

    Gli anni ’90 del Rally Valle d’Aosta

    Il decennio novanta si apre con un nuovo record delle Delta, otto tra le prime dieci. Cambia la data, la gara viene disputata a inizio marzo. Una scelta obbligata: la collocazione a fine stagione, a trofei assegnati, appariva ormai perdente.

    Piergiorgio Deila, navigato da Scalvini, fa il vuoto. Rossi-Caliro finiscono a quasi 2′, chiudono il podio Stagni-Di Marco.

    Le Delta recitano la parte del leone ancora per quattro anni, per un filotto di sette vittorie consecutive. Vincono Longhi, Bertone, Tabaton e Gregis.

    Nel 1992, Roberto Bettanin coglie ancora la piazza d’onore, assistito da Blanc alle note.

    La Lancia lascia il mondo dei rally

    La Lancia decide il disimpegno dal mondo dei rally, che dura tuttora.

    I tifosi della Casa, ma anche gli sportivi veri, seppure non appartenenti alle fede Lancia, salutano con commozione e rimpianto un considerevole pezzo di Storia con la “S” maiuscola.

    Vetture come la piccola, ma grande Fulvia, la bȇte à gagner Stratos, la 037, la Delta nelle sue varie e tutte vincenti declinazioni, rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo e nel cuore di chi ama autenticamente le corse.

    Nel 1995 inizia a dettare legge Travaglia

    Cambiano protagonisti e scenari. Nel 1995 la gara è valida per il Campionato Due Litri. È il primo anno del trittico firmato da Renato Travaglia, che, in coppia con Zanella, trionfa nettamente in un podio targato interamente Renault Clio Williams, una macchina che si rivela veloce e agile, l’ideale per le strade del “Valle”.

    Travaglia ha firmato un bel tris di successi

    Travaglia si conferma, sempre nettamente, nel 1996, su Peugeot 306 S16.

    Nel 1997, la vittoria viene assegnata a distanza di tempo, per una diatriba su questioni regolamentari. Il pilota trentino vince sul campo, sempre su Peugeot 306 S16, ma viene squalificato per il corpo farfallato di misura inferiore alla fiche di omologazione. Il primo posto va quindi a Piergiorgio Deila. Travaglia sporge reclamo, che viene accolto.

    Segue la doppietta (1998-1999) di Pozzi-Foggiato, con la Renault Clio Williams e con la Renault Mégane Kit.

    Gli anni 2000 del Rally Valle d’Aosta

    Il nuovo millennio si apre con la vittoria, dopo dieci anni dalla prima, di Piergiorgio Deila (coéquipier Agnese), su Peugeot 306 Kit. Renato Travaglia, ormai stabilmente protagonista sulle nostre strade, è vittima di una foratura che gli farà perdere quasi 3′.

    Il trentino si renderà protagonista di una rimonta furibonda, che gli farà artigliare il terzo posto, a 1’16” da Deila, in controllo. Secondi, Pozzi-Foggiato, su Renault Mégane Maxi Kit.

    Caldani-Chiapponi si impongono nel 2001, su Subaru Impreza WRC. Ottimo risultato di Roberto Nale che, navigato da William Brunello, su Mitsubishi EVO, si aggiudica il Gruppo N e la Coppa Baseli, dopo uno strenuo duello con Luciano Serra-Rémy D’Hérin (Renault Clio).

    Nale-Brunello sulla Mitshubishi Lancer

    Nel 2002, successo di De Cecco-Barigelli (Ford Focus WRC) e ottima performance di Marco Blanc-Eric Macori, che sfiorano il podio, a bordo della Citroën Saxo Kit.

    La pioggia scende copiosa nel 2003 e premia Corrado Fontana, navigato da Casazza, che intuisce il meteo e monta sulla sua Toyota Corolla WRC le rain, a differenza degli avversari, alle prese con slick che rendono le vetture quasi inguidabili.

    Il Rally Valle d’Aosta 2005 funestato dalla tragica morte di Francesco Pozzi ed Emanuele Curto

    Il 2005 è l’anno della tragedia. Il 24 aprile 2005, alle ore 13.02, la gara viene funestata dall’incidente mortale occorso al pilota Francesco Pozzi, vincitore nel 1998 e nel 1999, e al navigatore Emanuele Curto, in un impatto violento e per certi versi assurdo contro un fabbricato, in un tratto misto non particolarmente pericoloso a Verrayes.

    Una coltre cupa di dolore ammanta il “Valle”. Passa sottotono, come naturale che sia, il terzo posto conquistato da Chentre-Goi. La doppietta di Re-Bariani segna il 2004 e il 2006, entrambe le volte su Ford Focus WRC.

    Piergiorgio Deila si concede il tris personale nel 2008, su Peugeot 206 WRC.

    Elwis Chentre trionfa nel 2009 con Igor D’Hérin nel del Rally Valle d’Aosta

    Dopo il sesto posto del 2006 e la sfortuna nera del 2007, quando la sorte gli aveva riservato cinque forature, Elwis Chentre corona il sogno e, nel 2009, vince la gara di casa, primo e ancora unico dopo Remo Celesia.

    Un concerto di campanacci attende il driver di Roisan all’arrivo di viale Piemonte a Saint-Vincent.

    Elwis e Igor D’Hérin scendono dalla Peugeot 206 WRC e scoppia la festa.

    La gioia di Elwis Chentre e Igor D’Hérin

    L’inizio aveva fatto presagire un derby tutto comasco tra Felice Re, Paolo Porro e Marco Silva.

    Elwis rimaneva un passo indietro, ma soltanto per studiare la sua vettura, datata 2001, e capire come avrebbe potuto contrastare i rivali, a bordo di mezzi più recenti.

    A Fénis, la svolta: saranno sei speciali su dieci vinte. Chentre è irraggiungibile e vola verso il meritato trionfo. Re viene respinto a 32”7, Porro addirittura a 1’05”6.

    Nel 2010 Roberto Bettanin mette in bacheca la settima Coppa Baseli

    Nel 2010, Felice Re-Mara Bariani (Citroën Xsara WRC) dominano, ma la notizia è un’altra; Roberto Bettanin, infatti, si aggiudica la Coppa Baseli per la settima volta, a quattordici anni dall’ultimo trionfo.

    Pedersoli e Re firmano le due ultime edizioni del “Valle”. Una gara ricca di storia, di confronti epici, di sfide tecniche e umane esaltanti.

    2022: la ripartenza del Rally Valle d’Aosta

    Ora, è il momento di riprendere il filo interrotto. E che sia un nuovo inizio, con lo iato temporale dello scorso decennio a rappresentare soltanto uno spiacevole incidente di percorso.

    Il Rally Valle d’Aosta, questo l’auspicio, conosca una nuova, lunga e spettacolare carriera, come chi ha un grande avvenire dietro le spalle e ne fa tesoro non per cullarsi malinconicamente nei ricordi, ma per guardare con fiducia al proprio futuro.

    (enrico formento dojot)

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    Francesca Arcaro, Massimo Altini, Corrado Bellora, Nadine Blanc, Riccardo Bortolotti, Manila Calipari, Giulia Calisti, Nadia Camposaragna, Paolo Ciambi, Filippo Clermont, Carol Di Vito, Christian Leo Dufour, Christian Evaspasiano, Giuseppe Farinella, Enrico Formento Dojot, Bruno Fracasso, Fabio Francesconi, Sofia Fregnani, Giorgia Gambino, Paolo Gatto, Michael Ghignone, Marlène Jorrioz, Cecilia Lazzarotto, Giacomo Mangano, Angela Marrelli, Federico Mecca, Luca Mauro Melloni, Marc Montrosset, Matteo Nigra, Sabrina Olibano, Emiliano Pala, Gabriele Peloso, Maurizio Pitti, Loris Ponsetto, Andrea Portigliatti, Mattia Pramotton, Raffaele Romano, Enrico Ruggeri, Riccardo Savoye, Federica Tercinod, Federico Tigellio Benvenuto, Fausto Vassoney, Luca Massimo Trifilò


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