Post su Facebook: archiviazione penale, ma condanna al risarcimento in sede civile per il giornalista Mancini
Il Tribunale di Aosta
CRONACA
di Thomas Piccot  
il 22/09/2022

Post su Facebook: archiviazione penale, ma condanna al risarcimento in sede civile per il giornalista Mancini

Dovrà corrispondere 20.000 euro al dottor Omar Vittone, già presidente della Sitrasb

Un post su Facebook che costa caro a Roberto Mancini. Il tribunale di Aosta, in sede civile, ha condannato il giornalista aostano al risarcimento di 20.000 euro (più le spese processuali e gli interessi) a favore del dottor Omar Vittone, già presidente della Sitrasb, la società che gestisce il lato italiano del traforo del Gran San Bernardo.

A livello penale, per la stessa vicenda, la procura di Aosta aveva chiesto l’archiviazione; richiesta accolta dal giudice per le indagini preliminari.

I fatti

Ma facciamo un passo indietro. La vicenda ha origine nel 2017, quando il dottor Vittone ha rassegnato le dimissioni dalla presidenza di Sitrasb. Vittone era stato nominato presidente nel 2015.

Un post su Facebook del noto giornalista Roberto Mancini, che aveva commentato i fatti, ha dato origine alla vicenda processuale.

In sede penale, il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero, ha disposto l’archiviazione del procedimento per la particolare tenuità del fatto.

Il risarcimento in sede civile per il post su Facebook

Omar Vittone

La vicenda ha avuto uno strascico in sede civile. Roberto Mancini non si è costituito in giudizio ed è stato dichiarato contumace. Sul punto, il diretto interessato e il suo legale, l’avvocato Federica Gilliavod del foro di Aosta, non hanno rilasciato dichiarazioni. In base a quanto appreso, sembrerebbe a causa del mancato controllo della casella pec (dove era stata notificata la citazione) da parte del giornalista.

Il giudice monocratico ha ritenuto «leso il diritto all’onore ed alla reputazione personale dell’attore (il dottor Vittone, ndr)». L’ex presidente di Sitrasb era rappresentato dall’avvocato Maria Chiara Marchetti.

Secondo la sentenza, «la più grave insinuazione priva di oggettiva verità si trova nell’associazione del dott. Vittone e delle sue dimissioni all’indagine relativa alla vicenda del ritrovamento di un’ingente somma di denaro in contanti nell’ufficio della Presidenza della Regione della Valle d’Aosta, vicenda penale in cui l’attore non è mai stato coinvolto; l’estraneità del Vittone al procedimento penale è stata confermata anche dal G.I.P. di Aosta».

Non solo. «Il giornalista ha l’onere di verificare la veridicità della notizia riportata (…) – si legge -. Ciò non risulta essere avvenuto nel caso di specie, mancando agli atti elementi di oggettivo riscontro delle affermazioni».

Sempre per il giudice Paolo De Paola, «il contenuto e la finalità del commento pubblicato dal convenuto sulla sua pagina Facebook risultano avere un carattere diffamatorio, lesivo dell’onore e della reputazione dell’attore Omar Vittone».

Nelle motivazioni, è stata ritenuta eccessiva la richiesta di 50.000 euro di Vittone. Il fatto è stato definito di «modesta gravità» secondo le indicazioni dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano. È stata quindi stabilita in 20.000 euro l’entità del risarcimento, oltre agli interessi e al pagamento delle spese processuali.

(t.p.)

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