«Corri, fratellino, corri, e da in cima alla salita torna a sorriderci», a Saint-Vincent una folla commossa per l’ultimo saluto a Jean Pellissier
Le parole delle sorelle e del gemello hanno salutato prima dell’ingresso in chiesa il feretro del grande campione di skyrunning e scialpinismo
Un fiume di gente ha riempito oggi, 31 ottobre, la chiesa di Saint-Vincent e il suo sagrato per dare l’ultimo saluto a Jean Pellissier.
L’ex campione di skyrunning e scialpinismo, imprenditore di successo in Svizzera nel settore degli articoli sportivi, è scomparso venerdì 27 ottobre.
Volti noti dello sport, amici di una vita, compagni di allenamento, avversari, colleghi di quando lavorava come pisteurs alla Cervino SpA, i dipendenti del suo negozio di Martigny, i bimbi del suo sci club e tante altre persone si sono strette attorno alla famiglia.
Una folla immensa che ha testimoniato l’affetto per quest’eterno ragazzino che, partendo dall’oratorio di Saint-Vincent, ha saputo salire sulla vetta del mondo sport, riuscendo a conquistare il cuore di chi lo ha conosciuto con un irresistibile mix di forza, generosità, entusiasmo, classe e simpatia.
L’ultimo saluto a Jean Pellissier: «Corri fratellino, corri, e da in cima alla salita torna a sorriderci»
Prima di entrare in chiesa, il feretro è stato salutato dalle parole delle sorelle Laura e Daniela e del gemello Paul.
«Corri Jean, corri. Hai davanti la salita più dura, finiscila il prima possibile, così, da lassù, potrai tornare a sorriderci e a guardare il sole da vicino senza rimanere accecato. Corri fratellino».
«Un mistero che va al di là delle parole»
«Affrontiamo un mistero che va al di là delle parole – ha detto nell’omelia don Lorenzo Sacchi, parroco di Saint-Vincent -. Per questo ho scelto il brano nel Vangelo in cui Gesù dice ai discepoli: siate pronti, un avvertimento semplice che ci invita a fare attenzione a ogni singolo momento, a riflettere giorno dopo giorno su quello che stiamo costruendo, sul senso della vita e della morte».
«Dio rappresenta la cima alla quale assicurarci»
«Il senso del cammino che stiamo compiendo deve essere assicurato con una buona cima che tenga; la cima è Dio, e, come dice San Paolo, se lui è con noi chi sarà contro di noi – ha continuato don Sacchi -. La cima va sempre tenuta sotto controllo, c’è il rischio di perderla di vista con le cose di tutti i giorni, ma è lei a garantirci che non siamo soli. Dio è l’allenatore che ci rimette dritti quando si sente la fatica, ci ricorda che c’è una destinazione a cui siamo attesi, ci aspetta quando tagliamo il traguardo e ci abbraccia perché è contento che abbiamo resistito alle fatiche trovate lungo il percorso».
«Non dobbiamo arrenderci alla disperazione»
«La vita non è sempre in discesa e quando la salita si fa dura, possiamo cadere nella trappola della disperazione e pensare di essere soli, ma non è così – ha concluso il parroco di Saint-Vincent -. Per noi ci sono un punto di partenza e di arrivo tracciati da Dio, il momento di solitudine resta tale ed è possibile rinnovare la speranza. Bisogna essere vigili, durante ogni esistenza si presentano o piccole trappole, ma non dobbiamo mai arrenderci alla disperazione».
«Sei e resterai sempre il nostro campione»
«Da piccolo ne combinavi di tutti i colori, con il tuo sguardo dolce e birichino che ti permetteva di farti perdonare tutto – hanno ricordato i coscritti -. Poi ha scoperto la via dello sport e sei diventato un campione, il nostro campione. Eri capace di fare festa il giorno prima della gara e poi arrivare al traguardo da vincitore. Eri sempre pronto a stupirci e ci abbiamo messo 50 anni a conoscerti, ma questo tuo ultimo exploit ci ha davvero lasciato senza parole. Porteremo sempre dentro i tanti bellissimi ricordi che ci hai lasciato».
(d.p.)