L’Italia riprova a chiedere la proroga del Pnrr, Fitto chiude la porta
Roma, 17 mag. (askanews) – Giancarlo Giorgetti ci ha provato ancora una volta ma l’ex collega di governo Raffaele Fitto ha chiuso, forse definitivamente, la porta: non ci sarà una proroga oltre la scadenza del 2026 per l’attuazione del Pnrr.
L’Italia, si sa, è in ritardo con l’attuazione del Piano e difficilmente riuscirà a completarlo nei termini previsti. Anche per questo ha presentato una nuova richiesta di revisione, ora all’esame della Commissione Ue. Ma probabilmente non basterà e allora scatta la tentazione italica: il rinvio. Intervenendo durante la discussione dell’Ecofin lo scorso 13 maggio, Giorgetti ha detto di accogliere “con favore” la proposta Safe della Commissione per il rafforzamento dell’industria europea della difesa” e di sostenere il piano per “un rapido accesso allo strumento con procedure e condizioni chiare. Tuttavia, la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche”. Il titolare del Mef ha suggerito quindi “l’esplorazione di ulteriori opzioni, tra cui l’utilizzo di fondi del settore privato e la possibilità di estendere il dispositivo per la ripresa e la resilienza oltre il 2026 per aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri per rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa”. Un ‘sasso’ lanciato nello stagno, peraltro di fronte a colleghi già non particolarmente ben disposti, visto che l’Italia – ancora una volta – ha detto che non ratificherà la riforma del Mes (perché “non ci sono i numeri in Parlamento”), bloccandone di fatto l’attivazione.
La risposta della Commissione alla richiesta di Giorgetti non si è fatta attendere molto. Il giorno dopo il vicepresidente esecutivo per la Coesione e le Riforme della Commissione europea Raffaele Fitto – fino a pochi mesi fa compagno di governo di Giorgetti – ha ribadito che per il fondo Rrf che finanzia i Pnrr “la scadenza è il prossimo anno”, e, ha sottolineato “è impossibile cambiarla. Ma – ha aggiunto – abbiamo dato molte opportunità per organizzare i piani nei prossimi mesi: per esempio si può ricorrere all’art. 21 del Regolamento per fare altre revisioni” dei Pnrr nei diversi Stati membri; “e poi c’è la possibilità di spostare dei progetti dal fondo Rrf ai fondi di Coesione”, che poi è ciò che lo stesso Fitto ha fatto come ministro in Italia, quando ha riprogrammato e trasferito nei programmi di coesione diversi progetti infrastrutturali che avrebbero richiesto tempi lunghi, oltre il 2026.
Quanto al possibile utilizzo dei fondi Rrf per il Piano Rearm Europe, ha spiegato il commissario agli Affari economici Dombrovskis, “abbiamo valutato diverse possibilità, compresa quella di utilizzare anche il fondo Rrf. Ma alla fine abbiamo deciso di non ricorrere a questa opzione”. Il commissario ha spiegato che la decisione negativa è stata presa sostanzialmente per tre ragioni: avrebbe richiesto una modifica sostanziale del regolamento del fondo Rrf; avrebbe richiesto diverse nuove decisioni all’unanimità; e infine, la “chiave di distribuzione” dei fondi prevista originariamente non sarebbe stata appropriata. “Quindi – ha concluso Dombrovskis – abbiamo deciso invece di adottare un nuovo strumento di prestito europeo: il ‘Safe’”, stabilito con il regolamento “Security Action for Europe”.
La partita sembra quindi definitivamente chiusa. Nei giorni scorsi, a Roma, c’è chi ipotizzava l’utilizzo del Mes come elemento di ‘trattativa’ per ottenere una proroga del Pnrr, un po’ la mossa che Meloni aveva già messo in campo al momento della trattativa sul nuovo Patto di stabilità. Ma quel gioco – che poi non aveva portato al via libera al Meccanismo europeo di stabilità – ormai è stato scoperto e non pare proprio che ci siano le condizioni per riutilizzarlo.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli