Caos Regionali, il centrodestra si spacca in Cdm sul terzo mandato
Roma, 19 mag. (askanews) – In principio era il Veneto, con Luca Zaia impossibilitato a ricandidarsi per un terzo mandato. Ora si aggiungono il Trentino e a ricasco il Friuli-Venezia Giulia: entrambe guidate da un leghista al secondo mandato. Lo scontro nella maggioranza sulle Regionali si allarga a tutto il Nord-Est, e investe anche il governo, con la Lega che in Consiglio dei ministri si oppone – senza successo – all’impugnativa della legge trentina che avrebbe consentito a Maurizio Fugatti di correre ancora, aprendo la strada ad un’analoga possibilità per Massimiliano Fedriga. Arriva così quella che per il Carroccio è “una scelta politica”, addirittura una “ingerenza” del governo nell’autonomia della Provincia autonoma a statuto speciale. Poi Salvini minimizzerà, derubricando a “questioni locali”. Ma le opposizioni parlano di maggioranza in pezzi e chiamano la premier Meloni in Parlamento.
La decisione del Cdm era attesa, tanto che già ieri la Lega aveva scelto di far saltare il banco ritirando gli assessori e aprendo la crisi in Regione Friuli. Non abbastanza per far cambiare idea agli alleati, così come non sono servite in Cdm le argomentazioni di Roberto Calderoli, ministro competente: il Trentino è infatti ente a statuto speciale, come il Friuli-Venezia Giulia, e per il leghista hanno il diritto di decidere in autonomia sul numero dei mandati, anche dopo la sentenza della Consulta che bocciava il terzo mandato per le Regioni ordinarie. Di parere opposto la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, intervenuta dopo Calderoli in Cdm. Così come il capodelegazione di Fratelli d’Italia al governo, Lollobrigida: bisogna mettere ordine, fare chiarezza sulla materia; e dunque – il ragionamento – mandare la legge alla Consulta consentirà di dipanare l’aspetto giuridico. E sulla base delle indicazioni della Consulta, è stato il ramoscello d’ulivo nei confronti della Lega, si potrà aprire una riflessione complessiva sul numero dei mandati.
Il confronto in Cdm è poi proseguito ai massimi livelli: il vicepremier Antonio Tajani ha espresso il sì di Forza Italia al’impugnativa, confermando la contrarietà al terzo mandato; l’altro vicepremier Matteo Salvini ha invece ribadito la ncessità di salvaguardare la peculiarità delle autonomie, a maggior ragione – avrebbe osservato – dopo la vittoria del centrodestra a Bolzano. A chiudere il confronto la premier Giorgia Meloni, che avrebbe tirato le fila confermando la decisione di impugnare la legge per mettere ordine nella materia, e aprendo alla possibilità di un confronto successivo alla decisione della Corte Costituzionale.
La Lega si deve accontentare per ora del sì del Cdm al disegno di legge delega per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali: un passo avanti verso l’Autonomia differenziata, nonostante la freddezza di Fi.
Ma sul fronte delle Regionali, l’egemonia leghista sul lombardo-veneto è sempre più a rischio. “Squadra che vince non si cambia”, ha ripetuto infinite volte Salvini, nel tentativo di conservare le Regioni che oggi esprimono un presidente leghista, riconfermando tutti gli uscenti figli di una stagione che vedeva la Lega primo partito della coalizione. Ma attraverso lo stop al terzo mandato, Fdi rafforza le rivendicazioni affinchè siano riconosciuti i nuovi rapporti di forza. Salvini sperava di chiudere la questione offrendo la Lombardia e conservando le altre Regioni a partire dal Veneto, cuore dell’identità leghista. Ma restava da definire il futuro di Zaia, e in ogni caso Fdi non sembrava fidarsi: troppo in là nel tempo la scadenza della Giunta Fontana, tanto che nei giorni scorsi si ipotizzava di una crisi al Pirellone per anticipare il voto e renderlo più vicino alle altre Regioni.
Un destino che invece potrebbe riguardare il Friuli-Venezia Giulia, se la Lega dovesse andare fino in fondo. Una possibilità di ricomporre la questione poteva arrivare già domani, con la visita di Giorgia Meloni in programma al Festival delle Regioni in corso proprio a Venezia. Ma il forfait per malattia della premier impedirà la possibilità di confronti a quattr’occhi con Fedriga e Zaia. Meloni e il presidente friulano si vedranno però giovedì a Roma: lì si capirà se la Lega andrà fino in fondo e Fedriga rassegnerà la dimissioni.
In ogni caso, Fdi non sembra avere fretta di affrontare la partita Regionali: “Ci sono prima le amministrative…”, dicono da via della Scrofa. E anche l’ipotesi di un confronto ampio dopo la sentenza della Consulta sul Trentino, sembra rispondere alla logica del rinvio.