Pianificazione urbanistica: via libera del Consiglio Valle alla legge
Per le opposizioni è un testo poco lungimirante basato su regole e divieti che nulla hanno a che fare con la pianificazione
Pianificazione urbanistica: via libera del Consiglio Valle alla legge. Per le opposizioni è un testo poco lungimirante basato su regole e divieti che nulla hanno a che fare con la pianificazione
Le modifiche
I principali interventi riguardano: la semplificazione delle varianti ai piani regolatori comunali, con particolare attenzione alla distinzione tra le diverse tipologie e procedure di approvazione; la ridefinizione degli ambiti inedificabili e la modernizzazione della vigilanza sulle trasformazioni urbanistiche ed edilizie, con un focus sulla semplificazione del procedimento sanzionatorio; la codificazione della Scia (segnalazione certificata di inizio attività) in sanatoria, di fatto già utilizzata nella prassi; l’aggiornamento della normativa sulle aree a rischio idrogeologico, definendo criteri più chiari per la disciplina d’uso dei terreni e semplificando le procedure di revisione della cartografia delle aree a rischio, in una logica di rafforzamento delle misure di tutela del territorio e della sicurezza dei cittadini; il recepimento della legge statale 105/2024 con un adeguamento alle peculiarità del territorio e alle norme di pianificazione nei limiti offerti dallo Statuto speciale, garantendo la centralità degli strumenti di pianificazione comunali (legittimità degli immobili, mutamenti d’uso, tolleranze costruttive, sanatorie, superficie minima degli alloggi mono-stanza).
Favorito il recupero dell’esistente
«Al di là di elementi interessanti della normativa statale che sono stati accolti in questo testo, ve ne sono numerosi altri che, se applicati indistintamente su tutto il territorio regionale, potrebbero portare a deregolamentazione della pianificazione, con effetti negativi in termini di usi e servizi. Questo disegno di legge tutela quindi il territorio e la sicurezza, in risposta alla fragilità ambientale della Valle d’Aosta, e promuove un modello di sviluppo sostenibile, che coniughi la crescita economica con la tutela dell’ambiente e del paesaggio: in quest’ottica si favorisce il recupero del patrimonio esistente, si incentivano le pratiche di efficienza energetica e si limita il consumo di nuovo suolo» ha commentato il relatore Corrado Jordan.
La voce contro
Il consigliere Luca Distort (Lega VdA) ha parlato di «una vera e grande occasione perduta. L’intero disegno di legge invece di segnare un cambio di paradigma verso un’urbanistica che proceda per progetti, rimane ancorato a una logica normativa e disciplinatoria, frutto dell’attività tecnica più che di una visione politica innovativa che sappia rispondere alla varietà e al rapido evolvere delle esigenze dei cittadini, a partire dalla necessità di ripopolamento delle aree territoriali in abbandono e di insediamento di nuovi modelli aggregativi e produttivi in ambito rurale».
Ha puntato il dito contro «mancanze, scelte restrittive e un complesso corpus di aggiustamenti puntuali e dettagli tecnico-amministrativi che danno di questo provvedimento un’immagine che rievoca il concetto evangelico delle “pezze su di un vestito logoro”: una prospettiva inadeguata e costruita sull’intelaiatura di uno strumento legislativo (la l.r. 11/1998) ormai superato e completamente da riscrivere, che impedisce all’emendabilità di poterne correggere le mancanze».
Per il leghista «il recepimento parziale della normativa nazionale è una scelta politica di auto-censura: il Governo regionale, invece di cogliere l’occasione per favorire trasformazioni edilizie e semplificazioni, ha preferito riaffermare vincoli e limitazioni, mantenendo i cittadini sottomessi a norme rigide. Non viene poi colta l’opportunità di semplificare le procedure autorizzative in aree a rischio idrogeologico, affidando alle figure professionali abilitate il compito di dimostrare la compatibilità dei singoli progetti ai rischi idrogeologici, e sollevando gli uffici regionali dai compiti valutativi ed evitando la sovrapposizione di competenze».
Ha concluso: «Il tema delle destinazioni d’uso, centrale per le esigenze attuali dell’urbanistica, è trattato in modo limitato e restrittivo, ignorando le nuove esigenze di convivenza tra usi abitativi, lavorativi ed economici. Così come non sono valorizzati i meccanismi di premialità volumetrica della “Legge Casa” regionale (24/2009), che costituiscono i presupposti per favorire il riuso del patrimonio edilizio esistente, in linea con i principi di riduzione del consumo di suolo. Infine, mancano scelte politiche sulla rigenerazione urbana e rurale e sulla riduzione del consumo di suolo: due temi urgenti e strategici ignorati dal testo.».