Sostenibilità ambientale e biodiversità: la Valle sperimenta una certificazione per le aziende agricole
I partner del progetto
POLITICA & ECONOMIA, TURISMO & TEMPO LIBERO
di Alessandro Bianchet  
il 25/06/2025

Sostenibilità ambientale e biodiversità: la Valle sperimenta una certificazione per le aziende agricole

Il progetto, promosso da IAR, Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle, Coldiretti VdA, Comune di Nus, CSQA e Parco Naturale Mont Avic, punta a creare un'etichetta bio

Uno schema di certificazione della sostenibilità ambientale delle attività agricole del territorio valdostano per fornire un importante atout alle produzioni agroalimentari e andare verso la produzione biologica made in VdA.

Questo, in estrema sintesi, lo scopo del progetto “Certificazione della biodiversità degli ecosistemi in Valle d’Aosta: una proposta innovativa per la sostenibilità ambientale”, presentato mercoledì all’Osservatorio astronomico di Saint-Barthélemy, e promosso da Institut Agricole Régional, Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle, Coldiretti VdA, Comune di Nus, CSQA e Parco Naturale Mont Avic.

Sostenibilità ambientale e biodiversità

Il progetto, nato con l’obiettivo di valorizzare le peculiarità ambientali e produttive della Valle d’Aosta con un schema di certificazione della sostenibilità ambientale, prevede una durata di 24 mesi ed è finanziato dai fondi di sviluppo rurale 2023/27 della Regione.

L’idea è quella di migliorare la qualità delle produzioni agroalimentari locali, ma anche di rafforzare l’identità territoriale, promuovendo la consapevolezza verso l’ambiente che ci circonda.

Il percorso della certificazione, poi, consentirà alle produzioni di avere un plus spendibile anche fuori dalla Valle.

Il progetto prevede tre azioni principali:

• Adattare alla specificità valdostana lo schema di certificazione Biodiversity Friend basato sulla valorizzazione della biodiversità;

• Formare tecnici certificatori e operatori agricoli per garantire l’applicazione efficace del sistema di certificazione;

• Promuovere il coinvolgimento degli stakeholder locali, incluse le aziende agricole, enti locali e consumatori;

• Rinforzare la sostenibilità ambientale nelle filiere agroalimentari e nelle attività turistiche della Regione;

• Valorizzare i prodotti agricoli locali attraverso un marchio di qualità riconosciuto, che evidenzi il legame con il territorio e la tutela della biodiversità.

I commenti

È soddisfatto l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Carrel.

«È positiva la sinergia tra enti che hanno scelto di collaborare per porre in essere le direttive europee in fatto di biologico – spiega Carrel -. La programmazione dello Sviluppo rurale 2023/2027 ha scelto di dare rilievo all’autenticità e alla genuinità del territorio agricolo valdostano attraverso la certificazione del biologico e, in questo contesto, l’assessorato sta lavorando e coordinandosi con gli organismi pagatori, per far sì che queste misure vengano veramente attuate e soprattutto riconosciute ai nostri agricoltori e allevatori».

«L’agricoltura in Valle è inserita in modo armonioso nel territorio e si basa essenzialmente sulla valorizzazione della biodiversità – sottolinea Mauro Bassignana dell’IAR -. La grande prevalenza di prati e pascoli permanenti è una caratteristica distintiva della nostra regione ed è associata alla presenza di una flora e una fauna ricche di specie. Gli studi dell’IAR, inoltre, hanno messo in evidenza alti livelli di biodiversità vegetale e animale non solo nei prati e pascoli, ma anche nei frutteti e nei vigneti. Questo progetto, quindi, vuole attuare un percorso innovativo di certificazione, sia a livello delle singole aziende sia a livello del territorio, per esaltare il legame tra pratiche agricole, territorio e biodiversità e per valorizzare i prodotti agricoli locali attraverso un marchio di qualità riconosciuto».

Spiega l’adesione Nicolas Bovard, presidente della Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle.

«Vogliamo analizzare le nostre pratiche agricole per capire a quale livello siamo di sostenibilità e come possiamo migliorarci in futuro, valorizzando così i nostri vigneti».

Parlano di atout per le aziende agricole Alessia Gontier ed Elio Gasco, presidente e direttore di Coldiretti VdA.

«Questo permetterà alle aziende coinvolte di ottenere uno strumento per la certificazione della biodiversità derivante dall’adozione di pratiche agricole sostenibili, che consentiranno un risultato a largo spettro sia per la conservazione della biodiversità del territorio e sia nei confronti dei consumatori – spiegano -. L’attestazione testimonia prodotti ottenuti grazie a pratiche aziendali che consentano un’antropizzazione sostenibile del nostro bellissimo e difficile territorio».

In prima fila anche il comune di Nus.

«Siamo fieri di partecipare – esclama il sindaco Camillo Rosset -. Abbiamo sempre creduto nella conservazione dell’habitat originale di Saint Barthélemy, proprio perché siamo fermamente convinti che il rispetto della natura e delle infinite differenze che la compongono sia fondamentale per il nostro futuro. La biodiversità sarà una delle risorse per affrontare i gravi cambiamenti climatici che ci attendono».

«Siamo orgogliosi di prendere parte a un progetto che nasce dalla convinzione che l’innovazione, quando radicata nella specificità del territorio, rappresenta uno degli strumenti più efficaci per valorizzare e tutelare il patrimonio di biodiversità – sostiene Pietro Bonato, Presidente CSQA -. Noi daremo un supporto tecnico, metodologico e formativo, adattato alle particolari condizioni agroecologiche della Regione».

«L’obiettivo è permettere a tutti gli allevatori che operano nel Parco del Mont Avic di ottenere una certificazione, a dimostrazione che il loro lavoro e i loro prodotti sono ottenuti nel rigoroso rispetto dei principi di conservazione dell’ambiente naturale che perseguiamo da oltre 35 anni – spiegano Davide Bolognini e Daniele Stellin, presidente e direttore del Parco -. L’obiettivo è certificare che le attività di allevamento svolte all’interno dell’area protetta sono condotte sempre secondo criteri di rigorosa tutela della biodiversità, fornendo nel contempo agli allevatori strumenti identitari di riconoscibilità, anche per una maggiore visibilità sul mercato».

(al.bi.)