Fork in Paris e Fashion Fork: il galateo di una signora forchetta
Tiziana Busato Soprana ha presentato ad Aosta i suoi libri sul galateo per scettici e sbadati raccontati tramite la protagonista Fork
È stata una “signora forchetta” -elegante, d’argento, capricciosa e un po’ testarda- la protagonista dell’incontro che si è tenuto sabato 19 luglio nello spazio culturale Erbavoglio.
L’occasione? La presentazione dei libri di cui è protagonista Fork in Paris – Il galateo per gli sbadati e Fashion Fork – Il galateo per gli scettici, firmati da Tiziana Busato Soprana che durante l’evento ha dialogato con Anna Fosson, nuovo membro dell’Accademia del Cerimoniale Protocol Academy.
Tra atmosfere raffinate, forchette storiche di vario tipo e aneddoti accattivanti, l’autrice ha guidato le oltre 40 persone presenti in un viaggio tra buone maniere, storia e umorismo.
L’obiettivo? Dimostrare che il galateo non è solo una questione di forma ma anche di sostanza e, soprattutto, empatia.
«Fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi»
A inaugurare l’incontro Jeannette Bondaz, presidente del CdA della Fondazione per la Formazione professionale turistica di Châtillon, che ha portato una riflessione sull’importanza della formazione umana oltre quella tecnica nel mondo dell’accoglienza.
«Come École hôtelière imponiamo una divisa, di non avere tatuaggi visibili e di non avere piercing».
«A quell’età un ragazzo di 14 anni o è motivato o lo motiviamo noi, trasmettendo valori e un modo di essere che i ragazzi porteranno con sé da adulti appena escono dalla scuola» aggiunge Bondaz.
«La regola che guida il nostro lavoro è semplice: fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi, indipendentemente dal fatto che si tratti di un cinque stelle o di un B&B».
Jeannette Bondaz, l’autrice Tiziana Busato Soprana e la moderatrice Anna Fosson
Dall’archeologia al bon ton
«Con Tiziana condividiamo la passione per il cerimoniale, anche se lei si è specializzata in galateo» introduce Anna Fosson, presentando l’ospite.
«Archeologa e docente cerimonialista, è sempre divisa tra l’amore per il passato e i suoi progetti futuri».
Archeologia e bon ton, due facce della stessa medaglia: «Da archeologo scavi e, se Dio te la manda buona, trovi qualcosa» dice la scrittrice.
«Gli oggetti non sono mai correlati da uno scritto o da un materiale di istruzioni, si riescono a fare delle ipotesi osservandoli e analizzandone i dettagli: il reperto parla senza dire alcuna parola».
«Scavare nel passato insegna quindi a interpretare silenzi, tracce, gesti…e il galateo è proprio questo: una forma di comunicazione silenziosa, spesso più eloquente delle parole. Le parole non sono sempre il principale veicolo con cui ci parliamo e ritengo il galateo una forma di comunicazione, forse La forma di comunicazione poiché non lascia spazio a fraintendimenti».
Il pubblico alla presentazione
I libri
La protagonista dei due volumi è una forchetta animata che diventa donna: bellissima, un po’ testarda e capricciosa, ma testimone del mondo.
«Perché proprio una forchetta? Si tratta dell’unica femmina sopra la tavola in mezzo a coltello, cucchiaio, tovagliolo, piatto, … La protagonista abita luoghi meravigliosi e un giorno sente dire che si mangerà sempre di più con le mani e che le forchette, soprattutto quelle d’argento, non verranno più filate. È questo il motivo che la spinge a partire» spiega l’autrice.
L’etimologia stessa della parola, piron in veneto e peirao in greco, evoca un gesto preciso: infilzare, capire, apprendere.
«Tra errori e batoste, la nostra forchetta viaggia nel mondo e scopre che le regole della tavola non sono uguali dappertutto. Saper chiedere scusa fa la differenza, ma non doverlo chiedere è ancora meglio».
I due volumi sono arricchiti da schede tecniche, esempi storici e curiosità documentate: dal galateo di corte a quello contemporaneo, dalle forchette personalizzate della Persia del 1000 a.C. alle buone maniere del XXI secolo.
Qualche curiosità
La collezione di posate dell’autrice
Utilizzate già da Giulio Cesare, che in un passaggio del De Bello Gallico in cui verifica di avere tutto il necessario prima di un attacco si chiede “Ho le mie posate nella bisaccia?”, le posate hanno assunto forme diverse nel corso dei secoli.
Durante la presentazione, l’autrice ha mostrato alcune forchette della sua collezione personale, introducendo poi un aneddoto storico tratto dal libro.
«In Francia si apparecchia con le posate al contrario» racconta l’autrice.
«Luigi XIV aveva scelto di cambiare anche la posateria ma, quando uno si sedeva a tavola e prendeva la forchetta non se ne rendeva conto. Ha quindi ordinato di posizionarle al contrario e di farle con il suo stemma personale sul retro in modo da renderlo subito visibile».
Tra il pubblico, oltre 40 persone hanno ascoltato con attenzione e posto diverse domande alla fine dell’evento.
In chiusura, il messaggio più potente: la buona educazione non è un insieme di formalismi ma uno strumento di rispetto, accoglienza e benessere condiviso.
«Non dobbiamo sentirci maleducati perché non utilizziamo il tovagliolo in lino senza pieghe. Il filo conduttore deve essere la voglia di far star bene le persone, le regole ci sono ma bisogna usare un minimo di elasticità. Se siamo interessati agli altri, diventiamo automaticamente interessanti».
(giulia calisti)