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di Alessandro Bianchet  
il 25/07/2025

Viaggio nel capoluogo tra presente e futuro: inaugurata la mostra “Aosta: trasformazioni urbane di una città in divenire”

L'esposizione, ospitata all'Hôtel des Etats, rappresenta una summa dei cinque anni di collaborazione tra il Comune e il Politecnico di Torino, con una panoramica interattiva sull'intera città. Nuti: «Saremo ricordati come Giunta trasformativa»

Un viaggio interattivo tra presente e futuro, per capire in che direzione sta andando e andrà la nostra città, come summa di cinque anni di interventi (per un totale di 101 milioni di euro) realizzati o appena accennati. È tutto questo la mostra Aosta: trasformazioni urbane di una città in divenire, inaugurata venerdì 25 luglio nella sala Hôtel des Etats, dove rimarrà visitabile e “navigabile” fino al 20 settembre.

La mostra Aosta: trasformazioni urbane di una città in divenire

La mostra Aosta: trasformazioni urbane di una città in divenire

La mostra Aosta: trasformazioni urbane di una città in divenire, è il frutto di cinque anni di collaborazione tra il Comune e il Dipartimento di Architettura e Design (DAD) del Politecnico di Torino, attore coinvolto in prima fila nella progettazione del futuro del capoluogo rossonero.

Realizzatore “materiale” del lavoro, l’architetto e ricercatore del Politecnico, Alessandro Di Renzo, che ha pensato a un plastico di 1,60 x 2,40 metri, raffigurante la città.

Aosta è stata divisa in nove placche interattive, che mostrano le diverse aree in cui stanno avvenendo le profonde trasformazioni.

Toccandole (tranne quelle riguardanti la Cogne Acciai Speciali «area ancora uguale a se stessa»), si avvia una narrazione di 4 minuti che, su tre schermi, mostra il presente, le trasformazioni e il futuro ipotizzato dal Politecnico per le diverse zone.

Sartore: «Non lasciamo indietro nessuno»

Gianni Nuti, Luca Caneparo, Loris Sartore e Alessandro Di Renzo

«I ragionamenti sui cambiamenti necessitano di attenzione e tempo per capire le evoluzioni e le trasformazioni – ha introdotto l’assessore alla Pianificazione territoriale, Loris Sartore -. Per questo, il progetto espositivo giunge a fine legislatura, allo scopo di restituire un quadro complessivo di quanto avvenuto e sta avvenendo, con tanto di visioni in prospettiva della città».

Puntando sullo studio degli spazi collettivi e del loro matrimonio con le relazioni sociali, la mostra illustra «l’insieme delle idee che riguardano le varie parti della città, tutte curate allo stesso modo, perché non lasciamo nessuno indietro» ha concluso Sartore.

Il Politecnico: «Summa di cinque anni di collaborazione»

Ha parlato di «summa di cinque anni di collaborazione» Luca Caneparo, professore associato presso il Dipartimento di Architettura e Design (DAD) del Politecnico di Torino e filo diretto con l’amministrazione comunale.

Il lavoro dell’ateneo e del governo cittadino è stato così riassunto in un’esposizione che racchiude tre diverse tiplogie di progettualità e i criteri alla base dell’opera.

«La mostra presenta progetti realizzati e in corso di realizzazione (a cominciare dalla rigenerazione urbana in atto al Quartiere Dora e Quartiere Cogne), progetti deliberati, ma non ancora intrapresi e il nostro lavoro di visioning e proposta di scenari futuri – ha illustrato Caneparo -. Mostrare il futuro possibile è importante, per far capire se è ciò che vogliamo».

Il profondo cambiamento che ha investito la città si innesta su alcuni criteri base individuati dal team del Politecnico sabaudo: Policentrismo («Aosta è un nodo di reti, che determinano una gerarchia fatta di tre livelli: collegamento tra la città e i territori vicini, collegamenti interni, mobilità dolce nel centro storico»); qualità dello spazio pubblico («l’idea è mettere in realzione gli spazi per rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato»); socialità; interventi su aree pubbliche; condizioni climatiche; paesaggio alpino.

«Abbiamo elaborato una rete di spazi verdi che si integrano con altri spazi urbani – ha concluso Caneparo -. L’obiettivo è estendere il verde oltre il centro storico, per arrivare al verde lungo i due fiumi che bagnano la città».

Gianni Nuti: «Ricordati come Giunta trasformativa»

A chiudere, il sindaco Gianni Nuti, che ha rivendicato il lavoro del governo cittadino e parlato di chiusura di un cerchio.

«Se la Giunta sarà ricordata, lo sarà perché è trasformativa – ha esordito il primo cittadino -. Ha modificato la mappa della città, in una trasformazione che è prima delle persone che delle cose».

Nel lavoro di cinque anni, «abbiamo usato una grande forza immaginativa – ha continuato Nuti -, costruendo fin da subito gli scenari della nostra città, con 50 milioni arrivati dal Pnrr e un totale di 101 milioni di euro di opere».

Poi, la giusta frecciata.

«Siamo orgogliosi di lasciare tanti cantieri, il nastro lo taglierà qualcun altro – ha concluso -. Perché la discontinuità è la morte, la vita pubblica è fatta di continuità e per fortuna va avanti indipendentemente dalle persone che passano. Non ci piace pensare a una città necessaria, ma a una plurale, polimorfa e policentrica, con le tante differenze esistenti. Questa mostra chiude un cerchio e a noi piace farlo, perché dà senso di infinito».

(alessandro bianchet)

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