Emergency dal Sudan: “Violenze, esecuzioni e saccheggi”
AskaNews
di admin Administrator  
il 03/11/2025

Emergency dal Sudan: “Violenze, esecuzioni e saccheggi”

Roma, 3 nov. (askanews) – A seguito della notizia della presa della città di el-Fasher, nel Nord Darfur, dopo un assedio durato 500 giorni, c’è grande preoccupazione per le oltre 260 mila persone rimaste intrappolate nella città con rischio crescente di atrocità e violenze etniche. Da Emergency arriva la testimonianza di Matteo D’Alonzo, direttore programma di della Ong in Sudan.

“In questi giorni arrivano notizie drammatiche da el-Fasher che, dopo mesi di assedio, è caduta nelle mani delle Forze di supporto rapido – racconta – Le testimonianze che ci arrivano parlano di violenze diffuse, esecuzioni, saccheggi e migliaia di persone intrappolate senza acqua, cibo o assistenza sanitaria. È una tragedia dentro la tragedia di un conflitto che oramai dura da oltre due anni”.

Attualmente 30 milioni di persone in Sudan, su 60 milioni di abitanti, hanno bisogno di aiuti umanitari. La metà sono bambini.

“Emergency è presente nel Darfur meridionale, a Nyala, con un ospedale pediatrico con degenza. Anche qui la situazione resta gravissima – prosegue D’Alonzo – Dall’inizio della guerra la città è martoriata da violenze, mancanza di elettricità, scarsità di acqua pulita e di cibo. Nel nostro centro pediatrico ogni giorno vediamo tantissimi bambini, molti dei quali malnutriti o con patologie aggravate dalle condizioni di vita. Ogni ricovero racconta quanto profonda sia la crisi umanitaria che sta affrontando il Sudan”.

Anche nella capitale Khartoum che ad aprile era stata riconquistata dall’esercito governativo (SAF) la situazione resta tesa. Qui Emergency, rimasta per tutta la durata del conflitto anche nei mesi di assedio, è presente con il Centro Salam di cardiochirurgia e un ambulatorio con reparto pediatrico.

“Nei giorni scorsi l’aeroporto, che era prossimo alla riapertura, è stato nuovamente bombardato da droni – spiega D’Alonzo – abbiamo sentito notizie della presa della città di Barra, che dista circa quattro ore di auto dalla zona più a ovest della città di Khartoum. Tutto questo alimenta il timore che la guerra possa estendersi ancora e riportare il Paese indietro, proprio mentre si sperava in qualche segnale di tregua. A Port Sudan invece in questi due anni si sono riversate le centinaia di migliaia di profughi in fuga e lo abbiamo visto anche nell’alto numero di visite nel nostro ospedale pediatrico. Nei mesi scorsi anche lì, dove la guerra non era mai arrivata, si sono verificati duri attacchi con droni”.

“Garantire assistenza sanitaria gratuita significa anche proteggere la dignità delle persone e ricordare questo è importante che dietro i numeri e le statistiche ci sono vite reali che non possono essere dimenticate”, conclude D’Alonzo.

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