Regionali, rebus Veneto per il post-Zaia tra sfida Fdi-Lega e partito del Nord
Milano, 23 nov. (askanews) – Si chiude dopo 15 anni l’era di Luca Zaia in Veneto. Persa la battaglia contro il limite dei mandati, che ha impedito la ricandidatura del “Doge”, la Lega è riuscita però a mantenere il successore, difendendo palazzo Ferro Fini dalle mire degli alleati di Fratelli d’Italia. Se l’elezione di Alberto Stefani è considertata pressochè certa, vista la distanza di partenza tra il centrodestra e il centrosinistra, resta però da vedere come si assesteranno i rapporti di forza nella coalizione: oltre che sul presidente, lunedì pomeriggio gli occhi saranno puntati anche e soprattutto sui risultati di lista.
Nel 2020 la lista Zaia Presidente ottenne da sola il 44,6%, con al secondo posto la Lega al 16,9%: praticamente 6 elettori su 10.Staccati Fratelli d’Italia al 9,6 e Forza Italia al 3,6%. Risultati che però ormai appartengono ad un’altra era geologica. E allora bisognerà innazitutto capire quanto peserà l’assenza della lista col nome del Doge, sacrificata in cambio del via libera alla candiadtura di Stefani. Alle ultime Europee, l’ascesa di Fdi è stata netta: 37,6% per il partito di Giorgia Meloni, con la Lega di Salvini ferma al 13,1 e Forza Italia in risalita all’8,6. Si tratta ora di capire se l’effetto Zaia ci sarà ancora, e se l’averlo proposto come capolista in tutta la Regione potrà riversare sulla Lega almeno parte dei consensi “personali” del Doge.
Un dato che influirà anche sull’altra partita che si apre nella Lega e nella maggioranza. Ovvero il futuro dello stesso Zaia. Finora sono circolate le ipotesi più disparate: sindaco di Venezia, ministro con un ipotetico rimpasto, ai vertici di qualche partecipata di peso o alla guida del Coni. In ogni caso, il tema dovrà trovare una rapida soluzione nelle prossime settimana, per evitare che diventi causa di tensioni nella maggioranza e nella Lega. Perchè a livello di partito, Zaia insiste con il “modello bavarese”: un partito del Nord “egemone” nei suoi territori di riferimento, alleato della Lega nazionale voluta da Salvini. L’assenza di una lista Zaia rende più difficile quantificarne il peso a queste Regionali, ma un buon risultato personale di Zaia anche a livello di preferenze potrebbe farlo spingere in questa direzione, concretizzando finalmente i malumori che da anni vengono espressi dai leghisti ‘tradizionali’ rispetto alla svolta nazionale impressa da Salvini.
Ultima tessera del domino, la Lombardia: si dice che per conservare la guida del Veneto, la Lega abbia dovuto cedere quella del Pirellone. Ma i leghisti di Alberto da Giussano non mollano e un risultato significativo del Leone di San Marco in Veneto potrebbe aiutarli nella battaglia che si combatterà tra poco più di un anno.


