Regionali, per Meloni delusione Campania e Fdi Veneto. “Resta patto su Lombardia”
Roma, 24 nov. (askanews) – Inutile girarci attorno, a via della Scrofa non se lo aspettavano e non se lo aspettava nemmeno Giorgia Meloni. Certo, l’idea di sorpassare la Lega nelle elezioni in Veneto, nonostante il candidato presidente fosse del partito di Matteo Salvini, magari era un pio desiderio (che comunque è stato accarezzato). Ma nessuno poteva pensare che sarebbe andata tanto diversamente, con l’alleato che sfiora il 36% e Fratelli d’Italia che si ferma intorno al 18,70%. Praticamente doppiati.
Dall’Angola, dove oggi ha partecipato al vertice Unione europea-Unione africana, la presidente del Consiglio firma un post per complimentarsi con il neo governatore Alberto Stefani. “Una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione”, dice. Ma non è l’unica delusione con cui fare i conti. Brucia anche il risultato in Campania, con il ‘suo’ Edmondo Cirielli che resta lontanissimo dal vincitore del centrosinistra, Roberto Fico. Almeno Fdi, alla fine, sembra vincere il testa a testa con Forza Italia per il primato nella coalizione, soprattutto considerando che all’11 e qualcosa percento va aggiunto anche il quasi 5% della lista del presidente. Il partito di Giorgia Meloni si consola con il primato tra gli alleati in Puglia (oltre il 18%), una sfida che però l’intero centrodestra ha sempre dato per persa senza speranze.
Tocca al responsabile Organizzazione, Giovanni Donzelli, alimentare la narrazione di un risultato non poi così negativo per Fratelli d’Italia. Il confronto, spiega, “bisogna farlo con le elezioni regionali precedenti” e quindi “il partito continua a crescere in tutte le elezioni regionali” anche se “si può fare meglio e faremo l’analisi di dove si può migliorare”. Il liet motiv è guardare il bicchiere mezzo pieno. Con il 3-3 finale di questa complessiva tornata elettorale, spiega, “non c’è stato lo scossone e la spallata che tutte le volte la sinistra evoca”. E comunque, si tratta di un “voto locale” e non di un giudizio sul governo che, invece, “arriverà alla fine del mandato parlamentare” quando ci saranno le elezioni Politiche.
Quando però gli si chiede se questo risultato così netto in Veneto comprometta l’ipotesi che sia Fratelli d’Italia a esprimere il prossimo candidato in Lombardia, Donzelli tira fuori la parola magica: “generosità”. Noi – è il ragionamento – lo siamo stati quando abbiamo accettato che un leghista si candidasse per il dopo Zaia, nonostante Fdi fosse nettamente primo partito alle Politiche e alle Europee – e ora ci aspettiamo che anche gli altri lo siano “senza preclusioni”. Insomma, pacta sunt servanda. “L’accordo è stato fatto prima non a caso, il risultato del Veneto non cambia niente”, spiegano. E Matteo Salvini sembra nella sostanza confermare: “La parola data vale”, dice. Ma da oggi al 2027 dovrà fare i conti anche con le aspirazioni dei leghisti lombardi, a cominciare da Massimiliano Romeo.
Più che altro, da ambienti di governo di Fdi, trapela la preoccupazione che il vice premier, ringalluzzito dalla portata di questo risultato della lista, possa alzare ancora di più il tiro sui due dossier caldi del momento: le modifiche alla manovra e, soprattutto, l’Ucraina. “Se dovesse farlo gli ricorderemo che la metà di quei voti sono di Luca Zaia”, dice tranchant un alto dirigente.

