Teatro, Enrica Cortese alla ribalta nazionale con Il Gabbiano
Enrica Cortese ne Il Gabbiano di Anton Cechov
CULTURA, CULTURA & SPETTACOLI
di Giulia Calisti  
il 03/12/2025

Teatro, Enrica Cortese alla ribalta nazionale con Il Gabbiano

Enrica Cortese, attrice di Sarre, è in tournée con lo spettacolo di Cechov, produzione nazionale con la regia di Filippo Dini e nel cast anche Giuliana De Sio

Nata e cresciuta a Sarre, la sua famiglia è proprietaria del ristorante La Trattoria di Campagna, la ventinovenne Enrica Cortese ha appena raggiunto uno dei traguardi più importanti della sua giovane carriera teatrale: entrare nel cast de Il Gabbiano di Anton Čechov, nuova produzione nazionale firmata dal regista Filippo Dini, con un ensemble di attori di primo piano come Giuliana De Sio, Virginia Campolucci, Gennaro Di Biase, Giovanni Drago e molti altri.

Lo spettacolo, frutto della collaborazione tra diversi teatri italiani dal Veneto al Piemonte, da Roma a Bolzano fino al Teatro di Napoli rappresenta per lei un debutto di grande prestigio sulla scena professionale.

L’intervista di Gazzetta Matin

Dove nasce la tua passione per il teatro?

«Da mia nonna: da giovane era andata in America e lì aveva fatto radio e teatro. Io sono cresciuta ascoltando le sue storie e quel sogno che lei non aveva mai potuto coronare è diventato, piano piano, il mio».

«Da piccola mi sentivo un’outsider: facevo ridere gli altri, avevo bisogno di esprimermi, ma ero molto chiusa e non capivo ancora come farlo. Il quinto anno delle superiori ho partecipato a un laboratorio teatrale con la compagnia Palinodie e Stefania Tagliaferri mi ha aiutata tantissimo a capire come esprimermi e a prepararmi per le prove delle accademie. Quando ho passato l’ultima, quello per Venezia, ho detto ai miei genitori che avevo deciso: avrei fatto l’attrice».

«Ho studiato lì tre anni, poi ho vinto una borsa di studio per New York e ci ho vissuto sei mesi, dovendo rientrare a causa del Covid. Mi sono trasferita a Roma e sono stata presa per il mio primo film, Edonée – La sindrome di Eva, che portava educazione sessuale nelle scuole. Da lì mi sono spostata verso il cinema in modo molto naturale: a Roma ho recitato in serie tv come The Swarm, Viola come il mare, Making of Love e nel film Breve storia d’amore. Nel frattempo avevo aperto una piccola casa di produzione ad Aosta e facevo mille lavori per finanziarmi. Il passaggio alla stand-up comedy è arrivata quasi per esigenza in quanto racchiudeva in un’unica cosa tutto quello che facevo».

 

Cosa hai provato quando hai saputo di essere stata scelta per Il Gabbiano?

«Mi hanno avvisata che ero stata presa il 6 maggio, il giorno in cui era mancata mia nonna».

«L’ho vissuta malissimo: nel cast ci sono attrici che hanno fatto la storia del teatro italiano e la paura di non essere all’altezza è stata fortissima. All’inizio provavo più ansia che entusiasmo e ho accettato pensando che avrei fatto sei mesi, giusto il tempo dello spettacolo, per poi tornare alla mia quotidianità».

«Con il passare del tempo, man mano che entravamo nel vivo della preparazione, ho capito che non sarebbe stata una semplice parentesi ma un’occasione enorme che mi stava già trasformando».

Che cosa significa lavorare quotidianamente in una produzione di questo livello?

«Significa affrontare un ritmo molto intenso fatto di precisione, continuità e resistenza. Abbiamo iniziato con un mese di prove allo Stabile di Venezia, dalle 11 di mattina alle 20 di sera. Scena dopo scena abbiamo costruito lo spettacolo dal primo al quarto atto».

«È stato un periodo serrato in cui gestivamo anche interviste e interruzioni che a volte ti portano fuori dal processo creativo, ma è parte del mestiere. Il vero tour de force è iniziato a Padova il 3 novembre, con il debutto. Ci esibiamo praticamente ogni sera per tre ore, arrivando prima a teatro per rivedere la parte tecnica, truccarci e vestirci. Ora la routine si è spostata su orari completamente diversi dal ‘normale’: mi sveglio molto tardi, dalle 17 arrivo a teatro, dopo l’esibizione finiamo tardi e andiamo a dormire intorno alle 3 di mattina».

«Ci siamo già esibiti a Padova, Treviso e Bolzano e andremo avanti fino al 30 marzo per un totale di 97 repliche in 19 città. Ci sono tappe che aspetto più delle altre, come Imola il 29 marzo, che sarà il mio compleanno, Roma, dove vivo e dove ci sono i miei amici, Napoli per il pubblico caldissimo, e Genova perché è la città del mio primo film. È un lavoro che ti chiede tutto ma ti restituisce moltissimo: si crea una vera famiglia teatrale caratterizzata da rispetto, cura reciproca e dalla sensazione, ogni sera, di crescere un po’ di più».

Enrica Cortese sul palco de Il Gabbiano

Come si sono svolti i provini per entrare nel cast?

«Il primo step è stato telematico: ho mandato il mio CV, la foto e un video di presentazione. Sono stata poi contattata dal regista che mi ha detto che mi voleva vedere per un provino per il ruolo di Masha. In questo caso, la scelta del personaggio non era personale ma viene assegnato in base all’aspetto fisico e alle esigenze della produzione».

«Il primo provino in presenza è durato un’ora e mezza: avevo tre scene molto lunghe e, pur avendolo studiato, il personaggio lo immaginavo in modo completamente diverso. Credo che mi abbiano salvata le mie origini valdostane: quando il regista mi ha chiesto di immaginarmi come una mucca mi è venuto naturale lavorare sulla parte animale e selvatica. Solitamente quando i provini durano così poco non è un buon segno, significa che non sei piaciuto. Questa volta, invece, mi hanno richiamata per un` secondo provino che è durato due ore e mezza e ha coinvolto altri attori del cast».

«Eravamo rimaste in tre per questo ruolo ed è stato molto tosto. Mi hanno fatto provare anche una scena in patois e penso che lì abbiano visto qualcosa di autentico».

Guardando al futuro, come immagini il tuo percorso tra cinema, teatro e i tuoi progetti creativi personali?

«È una domanda che mi faccio tutti i giorni e la verità è che non lo so ancora».

«Il cinema mi piace tantissimo e il teatro è stata una scoperta recente, quasi un colpo di fulmine. All’inizio ero molto negativa e impaurita, ora sto benissimo e questo lavoro creativo mi sta nutrendo più di quanto immaginassi. So che voglio continuare a recitare e che ho bisogno di continuare a coltivare la mia parte creativa».

«Non so ancora dove finirò ma sto imparando che non sempre serve saperlo in anticipo».

(giulia calisti)

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