In Cile c’è un presidente di estrema destra
Roma, 15 dic. (askanews) – Il candidato dell’ultradestra José Antonio Kast, leader del Partido Republicano, è stato eletto nuovo presidente del Cile, conquistando una vittoria ormai considerata irreversibile sulla candidata del centrosinistra Jeannette Jara, sostenuta dalla coalizione Unidad por Chile. Lo indicano i risultati preliminari diffusi dal Servizio elettorale cileno (Servel).
I seggi elettorali in Cile hanno chiuso alle 18:00 ora locale, le 22:00 italiane di ieri, al termine del ballottaggio presidenziale che ha visto contrapposti Kast e Jara in una consultazione segnata da una forte polarizzazione politica. José Antonio Kast entrerà ufficialmente in carica l’11 marzo 2026 e guiderà il Paese per un mandato di quattro anni.
La vittoria di José Antonio Kast al ballottaggio presidenziale in Cile ha suscitato un ampio ventaglio di reazioni internazionali, soprattutto in America Latina e negli Stati Uniti, tra messaggi di congratulazioni istituzionali, aperture alla cooperazione e prese di posizione politiche di segno opposto. Il governo argentino è stato tra i primi a esprimere soddisfazione per l’esito del voto. In una nota ufficiale, il ministero degli Esteri ha felicitato il popolo cileno per la giornata elettorale e il presidente eletto Kast, augurandogli “il maggior successo nella sua gestione”. Buenos Aires ha manifestato la volontà di lavorare con il futuro governo cileno su dossier prioritari come la lotta al narcotraffico e al crimine organizzato transnazionale, il rafforzamento del commercio e degli investimenti e la cooperazione in settori chiave dell’economia. Il presidente argentino Javier Milei ha definito Kast “un amico” e ha parlato di un passo in avanti regionale “a favore della vita, della libertà e della proprietà privata”, auspicando una collaborazione per “liberare l’America dal giogo del socialismo del XXI secolo”. Dal fronte andino, anche l’Ecuador ha salutato positivamente il risultato. Il presidente Daniel Noboa ha scritto che con l’elezione di Kast “si apre una nuova fase per il Cile e per la regione”, ribadendo la disponibilità di Quito ad approfondire il lavoro congiunto. Analogo il tono del presidente boliviano Rodrigo Paz, che ha interpretato l’esito del voto come “un messaggio chiaro della cittadinanza” in difesa della sicurezza, della famiglia e dell’economia libera, parlando di un’opportunità per rafforzare una relazione di rispetto e cooperazione tra Bolivia e Cile, nonostante l’assenza di relazioni diplomatiche piene tra i due Paesi. Dal Brasile è arrivato un messaggio più istituzionale. Il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha felicitato Kast per la vittoria, sottolineando il carattere “democratico, trasparente e ordinato” del processo elettorale. Lula ha assicurato che Brasilia continuerà a lavorare con il nuovo governo cileno per rafforzare le relazioni bilaterali, i legami economico-commerciali e l’integrazione regionale, ribadendo l’obiettivo di mantenere il Sudamerica come zona di pace.
Di segno opposto la reazione del presidente colombiano Gustavo Petro, che ha espresso rammarico per la sconfitta del progressismo in Cile. In un messaggio dai toni allarmati sui social, Petro ha parlato di “venti di morte” che soffierebbero nella regione e ha invitato alla resistenza politica, leggendo la vittoria di Kast come un arretramento per le forze progressiste latinoamericane. Dagli Stati Uniti, il segretario di Stato Marco Rubio ha inviato un messaggio di congratulazioni al presidente eletto, affermando che Washington si aspetta di collaborare strettamente con la nuova amministrazione cilena per rafforzare l’alleanza bilaterale e promuovere la prosperità nell’emisfero. Rubio ha indicato tra le priorità condivise la sicurezza pubblica, il contrasto alla migrazione irregolare e il rilancio delle relazioni commerciali. José Antonio Kast ha vinto il ballottaggio del 14 dicembre con un margine vicino ai 20 punti percentuali sulla candidata di centro-sinistra Jeannette Jara, che ha già riconosciuto la sconfitta. Il presidente eletto entrerà in carica l’11 marzo 2026 per un mandato di quattro anni, in un contesto regionale segnato da forti polarizzazioni politiche e aspettative contrastanti sul nuovo corso cileno.
