L’anno che verrà: gli eventi di politica internazionale 2026
Roma, 29 dic. (askanews) – Salvo un cessate il fuoco che al momento sembra incontrare troppi ostacoli, a febbraio la guerra in Ucraina compierà quattro anni, mentre a novembre i democratici americani sperano di riconquistare a novembre il controllo della Camera o del Senato, per arginare l’iperpresidenzialismo di Donald Trump. Il 2026 si annuncia anno inquieto, di molte incognite e numerosi importanti eventi già in calendario. I principali, di seguito.
Il primo GENNAIO la Bulgaria entra nell’eurozona, dopo avere soddisfatto i criteri di convergenza ma con una situazione politica interna instabile, con sette elezioni in tre anni e mezzo. Elezioni legislative anticipate sono previste per il 2026, in coincidenza con le presidenziali (il presidente Radev, figura di stabilità, non è rielegibile).
A FEBBRAIO scade il New START, ultimo trattato per il controllo delle armi nucleari tra USA e Russia, aumentando il rischio di una nuova corsa agli armamenti. Sia Mosca che Washington hanno segnalato la disponibilità a negoziare una proroga, ma per il momento non vi sono passi concreti a indicare un accordo in tal senso.
Sempre a FEBBRAIO cade il quarto anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, da vedere se con una tregua finalmente raggiunta o con la guerra sempre in corso.
A MARZO la Cina adotta il suo 15esimo piano quinquennale, documento che definisce le priorità economiche e tecnologiche. Il Piano traccia le linee guida strategiche del Partito Comunista per i prossimi cinque anni, con un approccio che mira a conciliare crescita economica, stabilità sociale e sicurezza nazionale. L’obiettivo è consolidare il ruolo guida del Partito in tutti gli ambiti.
In APRILE Donald Trump è atteso in Cina per un vertice bilaterale con il presidente Xi Jinping, sullo sfondo di tensioni commerciali e tecnologiche, che si riflettono direttamente sulla questione di Taiwan.
L’UNGHERIA va alle urne e l’esito del voto avrà concrete ricadute sulle politiche Ue. Dopo quattordici anni di potere ininterrotto, per la prima volta, il partito Fidesz del premier Viktor Orban è superato nei sondaggi da Tisza, un nuovo movimento di destra pro-europeo guidato da Péter Magyar. L’esito del voto appare al momento molto incerto.
A MAGGIO vota la Colombia appuntamento che assume particolare rilievo non solo per le implicazioni sul fronte interno ma per le relazioni con Stati Uniti e Venezuela.
Nel mese di GIUGNO la Francia ospiterà il G7.
A LUGLIO in Turchia ci sarà il vertice della Nato, cruciale per la risposta al conflitto in Ucraina che a quel punto potrebbe essere arrivata a una tregua.
A SETTEMBRE si terranno nella Federazione Russa le elezioni legislative, in genere considerate una formalità ma che tale non saranno se in un contesto post-bellico. Le difficoltà dell’economia in particolare potranno pesare sul voto e sull’affluenza, al di là del controllo sui procedimenti elettorali.
Si voterà anche in Svezia, dove è prevista un’avanzata dei partiti euroscettici. Mentre le elezioni regionali in Germania (Sassonia-Anhalt, Berlino, Meclemburgo) sarannno un importante test per il cancelliere Merz e la coalizione di governo.
A OTTOBRE il presidente brasiliano Lula Da Silva cercherà un quarto mandato, con la destra divisa tra i sostenitori dell’ex presidente Flavio Bolsonaro e altri candidati.
A NOVEMBRE le elezioni più attese, quelle di midterm negli USA. Dopo la vittoria alle presidenziali del 2024, Donald Trump ha ereditato un Congresso diviso: una maggioranza risicata alla Camera e un Senato con 53 repubblicani su 100. Le elezioni di midterm vedono in palio tutti i 435 seggi della Camera, un terzo del Senato e 36 governatorati. La tednenza storica è che il partito del presidente perda terreno a metà mandato.
A DICEMBRE gli Stati Uniti ospiteranno il vertice del G20.

