Crisi in Regione: a mezzanotte il Consiglio Valle è dichiarato sciolto
Non era mai successo in oltre settant'anni di storia di andare ad elezioni anticipate per il rinnovo dell'Asemblea regionale
Crisi in Regione. Innescata dalle dimissioni il 16 dicembre del presidente della Giunta Antonio Fosson e dagli assessori regionali Stefano Borrello e Laurent Viérin, la crisi politica è sfociata nello scioglimento del Consiglio Valle. Il rompete le righe arriverà ufficialmente alla mezzanotte di oggi, venerdì 14 febbraio, quando finirà la XV legislatura. In sessanta giorni non si è trovata una quadra per formare un nuovo esecutivo.
Il percorso
Ad assestare il colpo il Conseil fédéral dell’Union valdôtaine. Per la prima volta la Valle d’Aosta è chiamata alle elezioni anticipate per il rinnovo dell’Assemblea regionale. L’immediato ritorno alle urne ha incassato 47 voti a favore e 24 contrari, al termine di un lungo dibattito, dai delegati, una settantina con il diritto di voto, del parlamentino unionista riunitosi all’auditorium del Villair di Quart nella serata di lunedì 10 febbraio. Il presidente pro tempore della Giunta Renzo Testolin, contrario all’immediato ritorno alle urne ha commentato: «Rispetto il voto. Il tempo ci dirà se abbiamo avuto ragione o se potevamo fare scelte diverse per arrivare a fini diversi».
Dopo l’Uv, anche il M5S prende ufficialmente e in modo definitivo le distanze da una nuova maggioranza regionale. I grillini sottolineano come sia evidente che «la nostra regione sia colpita da fatti gravissimi che hanno coinvolto anche alcuni esponenti politici. Inchieste come Geenna e Egomnia potrebbero essere solo la punta dell’iceberg di un sistema che non conosciamo ancora l’entità. Inoltre il comune di Saint-Pierre è stato sciolto per ‘ndrangheta».
I tentativi di ricomposizione
A tentare una via di uscita hanno provato fino all’ultimo i rappresentanti di Alliance valdôtaine e Stella Alpina ma giovedì 13 febbraio hanno gettato la spugna e prendono atto del fatto che non ci sono i numeri né le condizioni per una nuova maggioranza. Così in un comunicato. «Le differenze politiche e il preciso mandato di costituire maggioranze stabili, impossibile da raggiungere dopo la rinuncia dell’Union valdôtaine, non hanno permesso di conseguire un obiettivo che con un po’ di buonsenso poteva essere raggiunto». Aggiungono. «Con la convinzione di aver fatto tutto quanto era possibile fare prendiamo atto dell’impossibilità di costituire una maggioranza e un governo stabile e credibile. Stupisce l’atteggiamento del movimento unionista che sfiducia di fatto il presidente Renzo Testolin l’intero gruppo consiliare; rinuncia a agire, lasciando precipitare la Valle verso la paralisi amministrativa, in un momento particolarmente difficile».
Le reazioni
Per Rete civica le elezioni anticipate sono «una sconfitta dell’autonomia e dell’intera Valle d’Aosta». Scrive il Movimento. «Si torna alle urne nel modo peggiore; si aggiungono altri cinque mesi di paralisi dell’attività amministrativa, iniziata a dicembre; si penalizza l’erogazione di servizi essenziali; bloccate le decisioni fondamentali per il futuro della Regione, quali ad esempio il percorso della norma di attuazione sull’idroelettrico».
Parla di eutanasia di una legislatura la consigliera di Adu Daria Pulz. «Si chiude con gli stessi sentimenti di profondo imbarazzo e angoscia di quel 23 gennaio 2019, data spartiacque per la politica valdostana, quando l’arresto di un consigliere (Marco Sorbara) ha evidenziato i probabili stretti collegamenti tra la più alta Istituzione politica valdostana e la ‘ndrangheta. Sentimenti che sono riesplosi con forza dopo i profondi sconquassamenti originati dalle quattro dimissioni a dicembre, molti mesi dopo il ricevimento degli avvisi di garanzia, a partire dalla più alta carica politica valdostana».
Plaudono al ritorno alle urne i leghisti: «Nonostante i tentativi disperati per provare a rimanere attaccati alla poltrona, finalmente quel che resta della maggioranza ha dovuto arrendersi all’evidenza: non ci sono i numeri per formare l’ennesimo governo raffazzonato. Da quando, con una manovra di palazzo, siamo passati dal governo all’opposizione abbiamo sempre tenuto la barra dritta. Grazie alla nostra insistenza, la Valle d’Aosta potrà finalmente avere un nuovo governo legittimato dalla volontà popolare e non dettato dalla logica delle poltrone».
(da.ch.)