Rischio fallimento Casinò, Cgil: preoccupati per i 500 lavoratori
POLITICA & ECONOMIA
di Luca Mercanti  
il 11/07/2020

Rischio fallimento Casinò, Cgil: preoccupati per i 500 lavoratori

Il Sindacato auspica che si chiarisca in fretta la vicenda

«Siamo preoccupati per il destino degli oltre 500 lavoratori». Così la Cgil in riferimento al rischio di fallimento della società Casinò de la Vallée SpA, dopo che la Corte di Appello di Torino ha revocato il concordato preventivo.

«Come sindacato abbiamo sempre messo in primo piano i lavoratori e il lavoro – sottolinea Vilma Gaillard (Cgil) -. Il fallimento del Casinò sarebbe l’ennesima bastonata all’economia valdostana, già in difficoltà».

«È chiaro come sul provvedimento della Corte di Appello di Torino, che ha revocato il decreto di ammissione di concordato del Casinò de la Vallée di Saint-Vincent, non ci si possa esprimere nel merito della sentenza – ancora Gaillard -. Non ci sono solo chiari i criteri, visto che il Tribunale di Aosta ha dato l’ok, mentre Torino no. In questi mesi (anni) sono stati numerosi gli sforzi fatti – e ci riferiamo anche ai confronti serrati tra Azienda e organizzazioni sindacali – per cercare di tenere in piedi la Casa da gioco. Quest’ultima notizia di fatto vanifica gli interventi portati avanti finora, facendo riemergere nuovamente l’angoscia tra i lavoratori del Casinò. Ci sono oltre 500 famiglie che ruotano intorno alla Casa da gioco, senza contare il segno indelebile che tutto ciò lascerebbe nella stessa cittadina termale, già decisamente ridimensionata rispetto agli anni degli albori del Casinò de la Vallée».

La Cgil auspica che «si chiarisca in fretta questa vicenda, sperando che la Casa da gioco non fallisca, perché purtroppo chi ne pagherebbe le conseguenze sarebbero nuovamente i tanti lavoratori. Come sindacato abbiamo sempre fatto in modo di mettere al centro la loro tutela. Intanto lunedì 13 luglio è previsto un incontro con le organizzazioni sindacali, che avrà come tema proprio l’analisi delle ripercussioni conseguenti la sentenza della Corte d’Appello di Torino».

(re.aostanews.it)

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