Lo sputtanamento della politica
Diversi lettori mi hanno chiesto perché sono più di due settimana che non scrivo un editoriale, lasciando pubblicato quello dal titolo “Qual è lo schifo della politica”. A loro ho risposto che, considerati gli avvenimenti delle ultime settimane, quell’editoriale mi sembrava più attuale.
Penso che i partiti, da destra a sinistra, abbiano mostrato il peggio di loro stessi. Hanno messo a nudo tutte le loro debolezze, che poi sono quelle del genere umano: denaro e potere; potere e denaro.
La mia carriera giornalistica cominciò più o meno con la fine della Prima repubblica. Mi ero illuso che Mani Pulite potesse mettere a posto le cose, che la classe politica che sarebbe nata dalle ceneri di quella precedente sarebbe stata disinteressata, che avrebbe fatto tesoro degli errori commessi in quegli anni. Mi ero illuso, appunto. Purtroppo, a vent’anni esatti da Mani Pulite, nulla è cambiato. Se non che chi c’era prima era sì un ladro, ma aveva un background politico, a differenza di chi è arrivato dopo: diviso tra chi già c’era ma non aveva i numeri per occupare un posto di prestigio e chi ha trovato un posto libero da occupare, senza avere la necessaria capacità.
Abbiamo votato un referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e il Parlamento cosa ha fatto? Una legge che aggira l’ostacolo aprendo ai rimborsi elettorali. Tanto di quel denaro da rendere quasi impossobile per dirigenti dei partiti controllare l’operato creativo dei tesorieri. Il bello è che i rimborsi sono stati tre o quattro volte superiori rispetto alle spese effettuate, tanto che i partiti il denaro in eccesso lo hanno investito nei modi più svariati. Ricordo che sono soldi degli italiani, sottratti agli italiani, presi in giro per anni.
Il problema è sempre lo stesso: il denaro. Avviene troppo spesso che chi fa politica non opera in modo disinteressato. Avviene che chi fa politica, molto spesso migliora le sue condizioni di vita. Non sempre, ma molto spesso. Fare politica, arrivare a occupare una poltrona, una qualsiasi poltrona, significa il più delle volte quintuplicare quanto guadagnava in precedenza. Fare politica non è, quindi, una missione, ma un punto di arrivo per tanti.
Con l’ultimo scandalo in ordine di tempo, quello della Lega, del partito dei puri che hanno fatto della trasparenza e della lotta all’ingordigia dello Stato centralista la loro ragione di esistere, i partiti sono definitivamente sputtanati. Sono talmente al minimo storico della fiducia nei cittadini che questi ultimi preferiscono tenersi un governo tecnico che gli sta rovistando anche nelle mutande, piuttosto che farsi derubare giorno dopo giorno da politici che predicano e razzolano in modo patetico.
Recupare il rapporto con gli italiani non sarà facile. I partiti devono dare segnali forti, devono dimostrare di dare un taglio con il passato. Partendo da una legge elettorale dove il cittadino possa scegliere chi lo governerà, per arrivare al dimezzamento del numero dei parlamentari.
Per quanto riguarda il finanziamento pubblico ai partiti, mettiamola così: è vero che se viene abolito, la politica la faranno solo i Berlusconi e pochi altri; quindi sarebbe bene fare una legge che fissi un tetto di spesa uguale per tutti; tetto che sarà rimborsato solo per una percentuale. In questo modo tutti avranno le stesse possibilità. E gli italiani non dovranno sborsare denaro per il quale si sono già espressi una volta.