Valle virtuosa: «pronti al dialogo e a fare proposte»
«Grazie a tutti i valdostani».
Comincia così l’incontro con i giornalisti voluto dal comitato Valle virtuosa all’indomani dell’esito referendario che li ha visti vincitori con il 94% dei “sì” per fermare il progetto di costruzione di un impianto di pirogassificazione.
«Non abbiamo fatto nessun tipo di terrorismo, anzi, abbiamo esortato i cittadini a sentire altre campane, se fossimo stati solo una frangia di estremisti non avremmo mai vinto». Continua Fabrizio Roscio, presidente di Valle virtuosa, rispedendo al mittente le accuse arrivate dalle forze di maggioranza.
«Non basta però vincere il referendum per migliorare la gestione dei rifiuti – aggiunge – siamo quindi pronti e disponibili per fare proposte e aprire un dialogo, ma questa volta lo facciamo con il sostegno di 47 mila cittadini. Chiediamo di considerarci come interlocutori per trovare soluzioni alternative il più condivise possibile con i cittadini».
Tra le priorità del comitato del sì fermare al più presto l’iter di costruzione dell’impianto. Poi con l’impegno di Comuni e Comunità montane per raggiungere livelli eccellenti nella raccolta differenziata, puntare al compostaggio di prossimità e a una tariffazione giusta e proporzionale.
«Vedrete che insieme riusciremo a ottenere risultati d’eccellenza e migliorare anche la qualità della raccolta differenziata. Si può fare, basta la volontà politica. “Rifiuti zero” è la rotta che dobbiamo seguire, siamo coscienti che un residuo ci sarà sempre e siamo disposti a discutere, sulla base di proposte di tecnici competenti, per la gestione di questo residuo, stabilizzato e non pericoloso, da stoccare in discarica».
Lo scenario che Valle Virtuosa disegna, per i prossimi 5 anni, vede una raccolta differenziata al 65% (obiettivo di legge di quest’anno) «in questo modo non si esaurisce la discarica. Se i dati che ci hanno fornito sono esatti ci sono ancora 500 mila metri cubi di autonomia, al ritmo attuale, con questi livelli di differenziata, andrà in esaurimento tra dieci anni, abbiamo ancora un bel margine. Non c’ emergenza, ma c’è l’urgenza, non possiamo permetterci che se ne parli nella prossima legislatura. Dobbiamo lavorare da subito».
(erika david)