Basket: si dimette Padovani, la squadra a Frosini
La nona sconfitta consecutiva è stata quella decisiva per il cambio di guida tecnica in casa Rouge et Noir. Il ko interno con Collegno ha, infatti, provocato le dimissioni di Roberto Padovani, il presidente che in estate aveva deciso di lasciare la scrivania per sedersi in panchina. Al suo posto, il direttivo ha precettato il direttore sportivo Luigi Frosini (foto), che torna così al timone della squadra dopo circa diciotto mesi e ieri sera ha già diretto il suo primo allenamento.
«Vediamo se con il cambio riusciamo a ritrovare lo sprint – commenta Roberto Padovani, che per espressa richiesta di Frosini continuerà a lavorare nello staff tecnico giallonero -. Nove sconfitte di fila sono “tanta roba” e proseguire su questa strada sarebbe rischioso, anche perché nelle ultime settimane abbiamo giocato e perso con squadre più scarse di noi. Dopo la partita con Collegno abbiamo valutato con il direttivo la situazione per prendere le giuste contromisure e abbiamo deciso di vedere se cambiando il tecnico si scatena un po’ di elettricità che ci permetta di muovere la classifica. Questa è davvero l’ultima carta che avevamo in mano, se non funzionerà nemmeno lei dovremo accettare che ci meritiamo il posto in fondo alla classifica, anche se io rimango convinto che questi giocatori possono dare molto di più: la palla adesso è davvero solo nelle loro mani e devono dimostrarlo sul campo». Padovani traccia quindi un bilancio della sua parentesi da capo allenatore, non facendo sconti in primo luogo a se stesso. «Più di tutto ho fatto l’errore di portare nello spogliatoio il mio pensiero che derivava dalla mia esperienza di giocatore – aggiunge l’ex coach -, un giocatore che grazie alla quantità si è ritagliato spazi in categorie superiori. Secondo me dovevamo puntare molto sulla difesa dura e sulla determinazione, sulla cattiveria agonistica, ma questi ragazzi sono molto diversi da me e le corde che ho toccato io non sono servite a farli rendere al meglio. Col senno di poi dico che probabilmente bisognava essere più allenatori e meno romantici e la mia colpa principale è averci messo troppo tempo a capirlo, avrei dovuto misurare i giocatori, capire cosa potevano dare, come potevano rendere al meglio e agire di conseguenza. Evidentemente sono un giocatore-allenatore d’altri tempi, non adatto alla rosa che avevo a disposizione».
(d.p.)