Dimissioni consigliera di parità: «ma non mi candido alle Regionali»
«Non ci sono ragioni di ordine finanziario, in ordine alle mie dimissioni, come sostiene il Movimento 5 Stelle. Le ragioni stanno nel fatto che l’ufficio della consigliera di parità non ha più il supporto amministrativo, prima garantito dal Dipartimento Politiche del Lavoro e della Formazione, dov’è collocato il mio ufficio. Non c’è più una persona che si occupa dell’aspetto amministrativo, degli atti, delle procedure di bando, dei pagamenti.
Così non si può né programmare né attivare alcunché. Io sono un ‘esterno’ e non posso occuparmi di alcuna pratica amministrativa. Negli ultimi sei mesi le difficoltà si sono aggravate e così, scegliendo la data simbolo dell’8 marzo, ho rassegnato le dimissioni».
Nadia Savoini commenta così le dimmissioni dall’incarico di consigliera di parità, ufficializzato con decreto del presidente della Regione, nel rispetto della legge 53/2009 che istituisce la figura della consigliera e della Consulta per le pari opportunità.
«Con la fine di questa legislatura sarei decaduta dal mio incarico – commenta Nadia Savoini – ma ho ritenuto di non poter ulteriormente aspettare, l’attività è ingessata, non aveva senso continuare».
L’incarico resterà vacante?
«No, manterrò le mie funzioni di consigliera di parità fino a nuova nomina, così come vuole la legge».
Non sarà che le sue dimissioni anticipano la volontà di candidarsi alle prossime elezioni regionali?
«Assolutamente no, e non credo che ci sia nessuno che voglia chiedermi di candidarmi» – commenta ridendo Nadia Savoini.
L’amministrazione regionale destina un budget di 5 mila euro all’ufficio della consigliera di parità che diventano, annuali circa 25 mila, grazie a finanziamenti dello Stato.
Nella foto, la consigliera di parità Nadia Savoini.
(cinzia timpano)