Sindacati: per i bidelli si rischia la fine dei forestali
Incomprensibile.
Per le organizzazioni sindacali la decisione dell’amministrazione regionale di abrogare la graduatoria dei bidelli non ha una spiegazione logica. Lo hanno detto davanti ai giornalisti e a molti degli iscritti in graduatoria che si sono trovati, «senza che nessuna di queste persone fosse avvisata» sottolinea Ramira Bizzotto (Uil), improvvisamente senza lavoro.
«Quella graduatoria è sempre stata un contenitore sociale – aggiunge Bizzoto – ci sono delle donne, perché la maggior parte sono donne, che hanno fatto all’interno della graduatoria tutto un percorso di vita con certe aspettative. E ora si trovano, in un’età non più appetibile per il mercato del lavoro, ma ancora distanti dalla pensione, senza più uno stipendio».
Secondo Carmela Macheda (Cgil) non è la revisione della legge regionale che impone l’abrogazione: «qualcuno ha volontariamente deciso di farlo».
«L’aspetto più grave – ancora Bizzotto – è che anche questa volta, come per i forestali, si è andati a colpire la fascia debole, perché si tratta principalmente di famiglie monoreddito».
Per i bidelli si prospetta una situazione simile a quella dei forestali? «Sì», ne sono convinte le organizzazioni sindacali.
Al centro dell’incontro di ieri sera anche i bandi di assunzione per operatori di sostegno, operatori socio-sanitari e assistenti sociali da parte della Società di Servizi, per i quali, spiega Carmela Macheda, «non c’è stato nessun confronto, nessuna trattativa con i sindacati». Respinta più volte la richiesta di un tavolo di confronto, mercoledì sera, «dopo che abbiamo comunicato la convocazione della conferenza stampa proprio su questo argomento – sottolinea il segretario regionale Cgil funzione pubblica – sono state pubblicate sul sito delle Faq (frequently asked questions) che recepiscono alcune delle osservazioni e vanno a modificare i bandi, in prossimità di scadenza!».
In ultima analisi Cgil, Cisl e Uil hanno voluto segnalare la preoccupazione su un’eventuale privatizzazione dei Centri per l’impiego. «É fondamentale che questi centri rimangano in capo all’amministrazione pubblica – ha sottolineato Jean Dondeynaz (Cisl) – perché un centro pubblico deve garantire pari modalità di assunzione per tutti».
Ulteriori dettagli sul numero di Gazzetta Matin, in edicola lunedì 20 maggio.
(erika david)
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