Assalto portavalori: Fabrizio Casanova condannato a 12 anni
Dodici anni. E’ la richiesta di pena (accolta in toto dal collegio giudicante presieduto da Massimo Scuffi, con giudici a latere Davide Paladino e Paola Cordero) pronunciata questa mattina in aula dal pm Luca Ceccanti nell’ambito del procedimento a carico di Fabrizio Casanova, 42 anni di Collegno (in FOTO mentre esce dal Tribunale di Aosta dopo la sentenza di condanna), imputato insieme a Michele Bassu e Vincenzo Pasquino (per i due il processo con rito abbreviato è in programma venerdì) della tentata rapina pluriaggravata e del tentato omicidio perpetrati il 17 dicembre 2012 in occasione dell’assalto al furgone portavalori dell’azienda All System a Pollein.
Il pm, chiesta l’assoluzione dal reato di tentato omicidio (in aula la guardia giurata Giampaolo Lenzetti non ha saputo affermare con certezza se i colpi sparati quella sera fossero indirizzati verso la sua figura), ha richiesto la condanna per tutti gli altri capi di imputazione, compresi il furto e la ricettazione dell’auto rubata sul luogo della tentata rapina, e la detenzione di almeno tre armi da guerra sicuramente utilizzate a Pollein.
Insomma, la sentenza di condanna di Fabrizio Casanova è stata pronunciata sulla base o di un suo concorso materiale nella tentata rapina al portavalori (la partecipazione vera e propria all’assalto al blindato) o comunque di un suo concorso morale agevolatore (la consapevolezza dell’utilizzo delle armi a Pollein quando venne arrestato il 20 dicembre a Rivoli mentre stava guidando il suo Citroen Berlingo con a bordo le armi – tre delle quali avevano sicuramente sparato la sera del 17 dicembre – consegnategli in un borsone da Michele Bassu, con Vincenzo Pasquino a precederlo a mo’ di staffetta a bordo di una Nissan Micra).
A riguardo, soltanto una volta depositate le motivazioni della sentenza si potrà conoscere la convinzione dei giudici.
Per la difesa, invece, Fabrizio Casanova la sera del 17 dicembre del 2012 si trovava nella sua casa di Collegno, circostanza confermata dinanzi ai giudici da due testimoni (la convivente e un amico di Casanova, nei cui confronti le analisi effettuate su tabulati telefonici e sulle celle agganciate dalla sua utenza telefonica non hanno portato ad alcun riscontro circa la sua presenza in Valle d’Aosta quella sera).
Una tesi, quella portata in aula dal difensore di Casanova, l’avvocato Enrico Calabrese di Torino, che non ha però convinto i giudici, che hanno condannato inoltre l’imputato al pagamento di un’ammenda di 3.500 euro e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Ora si resta in attesa delle motivazioni della sentenza, che dovranno essere depositate entro 45 giorni.
(patrick barmasse)