Consiglio Valle: minoranza alla carica su costi della politica, liste di attesa, agricoltura e partecipate
«Le undici mozioni sono una risposta alla politica dei tagli della maggioranza e vanno nella direzione di ridurre gli sprechi e spendere meglio il denaro pubblico. I soldi ci sono ma il governo regionale deve dare un taglio al clientelismo». A sottolinearlo è il capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Ferrero nella conferenza stampa nella quale le minoranze – Alpe, Pd e Uvp oltre che M5S – hanno presentato gli argomenti che saranno sottoposti all’attenzione dell’aula consiliare mercoledì 23 e giovedì 24 ottobre.
«Sono mozioni che vanno a intercettare i temi di capitale importanza politico-economica», ha aggiunto Albert Chatrian di Alpe, snocciolandone i contenuti che vanno dalle partecipate, ai tagli ai costi della politica, dalla gestione dei rifiuti agli aiuto all’agricoltura, dalle liste di attesa alla riduzione dei fondi alla cultura. Chatrian torna al dimagrimento costante del bilancio regionale nell’ultimo quinquennio. «Non è tanto grave che siano state congelate le domande per le leggi di settore ma che si siano dette bugie. Noi chiediamo di rimodulare gli impegni dei capitoli e di riallocare le risorse». Per le società partecipate reclamano «l’evidenza pubblica per le gare di appalto».
Delle liste di attesa in sanità ha parlato Jean-Pierre Guichardaz del Pd «un problema diffuso ovunque ma che in Valle d’Aosta sta assumendo grande rilevanza soprattutto per le visite radiologiche. Intende «tornare prepotentemente sul problema dell’allevamento e sui zero contributi all’agricoltura» l’Uvp. «Il settore agricolo è alla canna del gas – denuncia Gianfranco Nogara -; gli allevatori facevano affidamento sui contributi per le rassegne e le mostre mercato per saldare le fatture ai fornitori e invece non hanno visto un euro. Chiediamo alla giunta di ottemperare agli impegni presi», riferendosi agli oltre 5 milioni di euro deliberati per l’Arev. Nello Fabbri (Uvp) stigmatizzando «i tagli indiscriminati alla cultura» insieme ai colleghi chiederà all’esecutivo di «non procedere a ulteriori riduzioni di fondi per il settore perché questi portano anche a un drastico ridimensionamento dell’occupazione». Per quello che è dei costi della politica le minoranze sollecitano uno stipendio più leggero per il presidente del Consiglio e per i membri dell’ufficio di presidenza, l’azzeramento dei compensi per i presidenti della Commissioni consiliari (800 euro lordi al mese), la diminuzione di due assessorati e un minor numero di consiglieri.
(danila chenal)