Tempus Venit: i fratelli Tropiano assolti perché agirono sulla base di un «timore radicato»
Un «timore radicato». E’ questo, secondo i giudici della II sezione penale della Corte d’Appello di Torino, che avrebbe spinto i fratelli Giuseppe (FOTO), Romeo e Salvatore Tropiano a non denunciare immediatamente i tentativi estorsivi di cui erano rimasti vittime nell’ambito dei lavori di realizzazione del parcheggio pluripiano dell’ospedale Umberto Parini di Aosta, fatti che avevano dato il la all’inchiesta ‘Tempus Venit’.
Secondo i giudici torinesi, che nell’udienza del 28 ottobre scorso li hanno assolti dall’accusa di favoreggiamento dopo che in primo grado (sempre a Torino) erano stati condannati a un anno e quattro mesi ciascuno, i tre fratelli Tropiano avrebbero assunto una condotta in parte omissiva nella denuncia agli inquirenti dei tentativi estorsivi a loro rivolti per via di un «timore radicato» per la famiglia Facchinieri, «che era egemonica in Valle d’Aosta ed era nota nella comunità calabrese per essere sanguinaria e di proverbiale ferocia», si legge nelle motivazioni della sentenza d’Appello depositate questa mattina.
Insomma, per i giudici non ci fu nessuna volontà di «aiutare gli estorsori», ma solo di «tutelarsi da probabili ritorsioni contro persone o cose».
L’accusa faceva riferimento al fatto che i Tropiano, nella denuncia presentata alla Polizia il 23 agosto del 2011, avrebbero volutamente omesso di menzionare sia le due lettere estorsive ricevute rispettivamente nel mese di maggio e il 24 luglio del 2011 (accompagnata da due cartucce), sia l’incontro organizzato «su loro incarico» dai fratelli Michele e Vincenzo Raso con quelli che ritenevano essere i presunti estorsori, Giuseppe Facchinieri e Giuseppe Chemi, incontro poi effettivamente tenutosi tra il 10 e l’11 agosto del 2011 nei pressi del paese di residenza di Facchinieri, a Marzabotto, in provincia di Bologna.
Le omissioni dei fratelli Giuseppe, Romeo e Salvatore Tropiano, all’atto della presentazione della denuncia, secondo i giudici di Appello non erano «per favorire gli estorsori», spiegando che i tre «erano stati molto più espliciti oralmente» con il funzionario della Questura, il vice commissario capo Valter Martina.
«Difettando l’elemento intenzionale, quanto meno in via dubitativa», si legge ancora nelle motivazioni, la Corte d’Appello di Torino ha quindi assolto i fratelli Tropiano dall’accusa di favoreggiamento «perché il fatto non costituisce reato».
Nel medesimo procedimento, invece, sono state confermate le condanne di primo grado a carico di Giuseppe Facchinieri, 51 anni di Marzabotto (6 anni e 8 mesi), Giuseppe Chemi, 51 anni di Castel d’Aiano (5 anni e 8 mesi) e Roberto Raffa, 36 anni di Aosta (5 anni e 10 mesi), con Michele Raso, 49 anni di Cinquefrondi, a cui la pena è stata ridotta a un anno e 8 mesi (sola condanna per il porto abusivo di arma) perché «non agiva sicuramente per portare vantaggi economici agli estorsori», bensì per «evitare un pericolo concreto per la stessa incolumità fisica o per l’attività imprenditoriale dei Tropiano», si legge ancora nelle motivazioni.
(patrick barmasse)