Spese della politica, Alpe: «Nessuno ha percepito somme a titolo personale»
Travolto dalla bufera dell’inchiesta sui contributi ai gruppi consiliari, che ha portato alla notifica di sei avvisi di conclusione di indagine ad altrettanti membri del movimento, Alpe prende posizione e in una nota precisa che «nessun membro del Movimento ha percepito alcuna somma a titolo personale e che tutte le spese sono riferite esclusivamente ad attività politiche e istituzionali debitamente documentate».
Il capo della Procura di Aosta, Marilinda Mineccia, ha però più volte sottolineato, nella conferenza di martedì, che l’ipotesi di reato di peculato (utilizzo di soldi pubblici per interesse personale) interessa tutti e sei i gruppi consiliari coinvolti (Uv, Stella Alpina, Fédération Autonomiste, Alpe, Pd, Pdl), nessuno escluso.
I consiglieri dovranno quindi giustificare pranzi, cene o acquisti di altro genere che figurano nell’elenco delle spese contestate. Per quanto riguarda la giustificazione di alcune spese, Mineccia aveva sottolineato come alcune delle pezze giustificative prodotte da Pd e Alpe siano diventate a loro volta capi di imputazione.
Alla base di tutto, come sottolineava il procuratore, resta una gran confusione tra l’attività del gruppo consiliare e quella del partito. «Il gruppo consiliare, sì, è formato dalle persone dello stesso partito – ha detto Mineccia -, ma non si identifica con questo perché dovrebbe fare l’interesse di tutti. I contributi spesso sono stati utilizzati per attività del partito o del movimento politico, per qualcosa di personale, quindi, e non che dovrebbe riguardare tutti i cittadini. Su questo occorre che i politici riflettano».
In foto il procuratore capo di Aosta Marilinda Mineccia
(erika david)