Imposta di pubblicità: l’ira di Confcommercio: «il comune di Aosta fa un passo avanti e tre indietro»; la replica dell’Aps: «applichiamo la legge»
«Cartelle pazze con cifre davvero esorbitanti rispetto al passato».
Le contesta Ascom Confcommercio, riferendosi all’imposta di pubblicità, la cui scadenza di pagamento è fissata per giovedì 28 febbraio.
«Si tratta un salasso per le imprese; quello che più ci preoccupa è che il Comune si era impegnato a compiere con noi un percorso condiviso per scadenze tributarie e ora invece è arrivata la sorpresa che di fatto fa fare al comune di Aosta tre passi indietro rispetto agli impegni assunti».
«Un balzello odioso – commenta Sagaria – viene fatta pagare la pubblicità anche per quei messaggi posti all’interno delle vetrine sulla marca del prodotto; ma il colmo è pagare anche per un evento particolare della durata di qualche giorno come San Valentino o la festa della mamma. Altra assurdità, se la pubblicità supera i 300 cm di quadrati di dimensione, viene calcolata come se fosse pari a un metro quadrato».
«Ci aspettiamo dal comune e dell’Aps un’ordinanza che ci costringa a spegnere le luci delle insegne e abbassare le serrande – commenta sarcastico Sagaria – così Aosta diventerà un vero mortorio. Chi ci spreme come limoni non si rende conto che la nostra pubblicità e l’illuminazione degli esercizi contribuiscono all’arredo urbano».
Per conto dell’Aps, risponde il direttore generale Vittorio Canale: «si tratta di applicare la legge – commenta l’ingegner Canale – l’imposta si paga su ogni genere di pubblicità. Ricordo che allo sportello Amicoincomune, sono a disposizione gli operatori, anche per consulenze preventive perchè il messaggio pubblicitario sia più efficace e meno costoso possibile. Senza contare che vi sono una serie di deroghe ed esenzioni e in alcuni casi, la pubblicità – entro certe misure – è completamente gratuita».
Nella foto, Giuseppe Sagaria, Ascom Confommercio città di Aosta.
(cinzia timpano)