Dispersi sul Bianco: stop alle ricerche, «senza il minimo elemento non ha più senso continuare»
«Con gli elementi in nostro possesso, allo stato attuale, non ha senso continuare. Non sappiamo proprio cosa possa essere accaduto loro, o meglio tutte le ipotesi rimangono aperte. Potrebbero essere caduti in un crepaccio, così come essere precipitati dalla cresta di Bionnassay, magari sul versante francese, dove è tuttora presente una quantità enorme di neve ‘svalangata’ un po’ dappertutto. A questo punto, dopo aver spazzolato per bene tutto il versante da questa parte, non so più che dire».
Parole di sconforto, quelle del direttore del Soccorso alpino valdostano, Adriano Favre. Di sconforto perché i suoi uomini, unitamente a quelli del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Entrèves e del Peloton de gendarmerie de haute montagne di Chamonix, le hanno provate davvero tutte per poter fare emergere anche soltanto un piccolo elemento che potesse in qualche modo circoscrivere la zona in cui concentrare le ricerche della guida alpina di Ollomont, Ferdinando Rollando, e del suo giovanissimo cliente francese Jassim Mazouni.
Ma nulla, la montagna non ha voluto dare una mano ai soccorritori, anche se fa specie definirli ancora tali, dopo che i due risultano dispersi in quota da mercoledì 9 luglio.
E’ ovvio che dei due, e questo ormai da giorni, si cercano i corpi.
Ma nemmeno questo è stato possibile, almeno non al momento, dopo che hanno avuto esito negativo anche le ricerche di questa mattina, con una decina di soccorritori e due unità cinofile che hanno perlustrato l’itinerario – sul versante italiano – che dai 3811 metri di quota del Col des Aiguilles Grises scende fino ai 3071 metri del rifugio Gonella, «area molto crepacciata», confermano dal Soccorso alpino valdostano, ma dove i soccorritori non hanno visto nulla e le unità cinofile tanto meno fiutato qualcosa.
Mercoledì 9 luglio, attorno alle 5, la guida alpina Ferdinando Rollando e il quindicenne parigino Jassim Mazouni avevano deciso di lasciare il rifugio Gonella per attaccare la vetta del Monte Bianco, sfruttando quella che si sarebbe rivelata di lì a qualche ora una falsa finestra di bel tempo, visto che la schiarita ha permesso al personale del rifugio di mantenere il contatto visivo con i due soltanto fino alle 7.30, poi il maltempo e la copiosa nevicata scatenatasi in quota ne ha fatto perdere definitivamente le tracce.
«Se non emergeranno nuovi elementi, al momento attuale non ha più senso continuare», chiude Favre.
Nella foto la guida alpina Ferdinando Rollando durante una spedizione in Afghanistan nel dicembre 2013.
(pa.ba.)