Monte Bianco, 10 morti in una settimana; Adriano Favre: «Incidenti significativi, ma un caso che siano avvenuti tutti in pochi giorni»
Si chiama Iulian Costache, l’alpinista rumeno di 34 anni morto ieri pomeriggio – lunedì 18 agosto – dopo essere precipitato per 200 metri poco sotto il rifugio Boccalatte (FOTO), in un tratto attrezzato con corde fisse, andando a finire dentro un crepaccio terminale a valle del sentiero.
L’uomo, il cui corpo è stato recuperato in serata dagli uomini del Soccorso alpino valdostano e del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Entrèves, stava rientrando – insieme a un amico – dall’ascensione di Punta Walker (4.208 metri) sul massiccio del Monte Bianco.
Una morte, quella del giovane rumeno, che ha portato complessivamente a dieci il numero di alpinisti deceduti sul Monte Bianco nel periodo compreso tra il 12 e il 18 agosto, di cui ben nove sul versante francese.
Una settimana nera per l’alpinismo, anche se il direttore del Soccorso alpino valdostano, Adriano Favre, ci tiene a precisare che «sul versante francese del Bianco, ogni anno replique montre, sono dai 30 ai 40 gli alpinisti che in media perdono la vita. Con questo non voglio certo dire che non siamo in presenza di tragedie, dico soltanto che tanti incidenti in così pochi giorni sono da ricondurre più al caso, alla fatalità. E’ ovvio che per le due tragedie sul lato francese (quella del 12 agosto costata la vita a sei persone e quella di Ferragosto che ha provocato tre morti, recuperati soltanto nel pomeriggio di domenica, ndr) saranno unicamente gli accertamenti ancora in corso da parte del Peloton de gendarmerie de haute montagne a dirci cosa è realmente successo lassù – continua Favre -, anche se per l’incidente avvenuto sulla cresta dell’Aiguille du Midi (in cui sono deceduti la guida alpina della Vanoise, Fabrice Villaret, e i suoi due clienti parigini, ndr) tenderei a confermare la terribile fatalità, considerato che si tratta di un punto al di sopra di ogni sospetto replica watches, dove ogni giorno transitano numerosi alpinisti senza particolari difficoltà».
L’ipotesi più accreditata è che i tre alpinisti siano precipitati per 800 metri nel vuoto dopo il cedimento di una cornice di neve sotto i loro piedi.
Per quanto riguarda l’ultimo decesso in ordine temporale, quello del trentaquattrenne rumeno, il direttore del Soccorso alpino valdostano sostiene che «in questo caso siamo in presenza della classica inciampata che l’ha fatto precipitare tra le rocce e poi in una fessura terminale del ghiacciaio».
(pa.ba.)