Falsa testimonianza per scagionare il fratello, condannato a un anno e 4 mesi
Nel processo per direttissima del 3 marzo 2014, secondo il sostituto procuratore Pasquale Longarini, aveva reso falsa testimonianza al fine di scagionare il fratello imputato, «pur essendo stato messo al corrente del fatto che avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere».
Per questa ragione questa mattina il giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Davide Paladino, ha condannato a un anno e 4 mesi di reclusione (pena sospesa) Cosmin Doca, ventitreenne di origine rumena.
I fatti contestati – come anticipato – risalgono all’udienza del 3 marzo 2014 davanti al giudice Maurizio D’Abrusco, al termine della quale il fratello Viorel Doca, 25 anni, venne condannato a un anno di carcere per resistenza a pubblico ufficiale dopo che, attorno alle 4.30 del 16 febbraio 2014, fuori dalla discoteca ‘La Piazzetta’ di Quart, cercò di impedire che un suo amico fosse ammanettato dalla Polizia, intervenuta per sedare una rissa tra ragazzi rumeni e italiani, opponendosi poi a sua volta all’arresto.
Chiamato a deporre in aula nel processo per direttissima in qualità di testimone, Cosmin Doca sostenne che il fratello Viorel non oppose alcuna resistenza alle forze dell’ordine, motivo per cui gli atti vennero rinviati in Procura per l’avvio di un procedimento a suo carico per falsa testimonianza.
Il legale dell’imputato, l’avvocato Viviane Bellot del foro di Aosta, aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito in quanto Cosmin Doca avrebbe riferito che suo fratello «non ha opposto resistenza lì davanti a me», rendendo quindi una «dichiarazione veritiera».
Il pm Pasquale Longarini aveva chiesto la condanna dell’imputato a due anni di reclusione.
(pa.ba.)