Nuova università: «Occasione per lasciare una traccia di contemporaneità»
«La Testafochi fra guerra e pace». Bruno Milanesio, amministratore unico della Società di scopo NUV s.r.l., definisce così l’ambizioso progetto di demolizione e riconversione dell’area dell’ex caserma di Aosta. Quarantadue mesi di tempo per «saldare il centro storico con il quartiere Cogne e dare ad Aosta una nuova impronta e una grande occasione per lasciare una traccia di contemporaneità». Quarantadue mesi, ovvero un po’ più di tre anni e mezzo, per finire il primo dei quattro lotti del progetto che porterà alla costruzione del nuovo polo universitario.
Nella serata di mercoledì 8 aprile al Cral Cogne la NUV s.r.l. ha voluto incontrare la popolazione per spiegare le varie fasi del progetto e cercare di dare alcune delucidazioni alla cittadinanza aostana, che si trova suo malgrado coinvolta in alcuni cambiamenti alla viabilità della zona dell’ex Testafochi (che verrà ripristinata nei primi dieci giorni di maggio). Durante l’incontro, la cui partecipazione non è stata molto numerosa, (vi erano infatti alcuni esponenti del mondo politico valdostano, ma non era molto presente la popolazione), sono state illustrate le varie tappe che porteranno alla conclusione del primo lotto, da subito funzionale, nel settembre 2018 e soprattutto è stata chiarita la questione amianto. «La quantità di amianto ritrovata nella struttura -spiega il dottor Ferraris, addetto alla sicurezza del progetto anche da un punto di vista dell’impatto sulla salute delle zone circostanti -, è stata di molto inferiore a quella che ci si aspettava. In ogni caso l’amianto è stato individuato, incapsulato attraverso appositi materiali, rimosso, accantonato e protetto con teli studiati apposta e infine portato in centri ad hoc per il trattamento»’. Scongiurato l’allarme amianto, spazio alle domande dei pochi aostani presenti, uno dei quali ha lamentato la «mancanza di verde nel progetto finale del nuovo polo universitario e il mancato utilizzo di pompe d’acqua sin dall’inizio dei lavori».
Un plauso al coraggioso progetto è arrivato invece da altre persone che lo ritengono un passo storico per il capoluogo regionale.
I costi del primo lotto sono notevoli e si aggirano intorno ai 30 milioni e 600 mila euro, ma Bruno Milanesio ci tiene a precisare che «la fine dei lavori del primo lotto corrisponde alla consegna alla città di qualcosa di funzionale, di cui si potrà usufruire subito»; nessun cantiere dunque, ma un’area da subito pronta per essere vissuta.
(alessandra borre)