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Il ritorno del denaro contante e dell’evasione

Bisogna ammetterlo: piaccia p non piaccia, il governo Renzi alcune riforme le ha messe a segno. Molto di più di quanto fatto negli ultimi lustri. Dalla pubblica amministrazione alla scuola fino al Senato. Nella Legge di stabilità, poi, alcune scelte importanti come la cancellazione di Imu a Tasi per i possessori di prima casa (circa l’80% degli italiani), una misura, questa, volta a cercare molto consenso. C’è ben poco per gli investimenti, quelli che dovrebbero far ripartire il Paese, senza dover ricorrere al sotterfugio degli 80 euro o, ancora peggio, all’innalzamento del tetto – da 1.000 a 3.000 – dell’utilizzo del denaro contante per gli acquisti. Una misura che aiuterà alcuni commercianti come per esempio orologiai e gioiellieri (ma anche il nostro povero Casinò), visto che da un po’ di tempo gli italiani oltrepassavano il confine per fare acquisti non tracciati.
Ecco, ho digerito il fatto che Renzi non sia stato eletto dagli italiani, ma si sia autoimposto con un golpe di partito; ho digerito la riforma La Buona scuola, perché qualcosa in questo andava comunque fatto; ho digerito la finta cancellazione delle province e adesso del senato in attesa di fatti concreti; non posso però accettare che neanche questo governo non si impegni contro la lotta all’evasione. Se non sbaglio, l’evasione in Italia è stimata in 180 miliardi. Il tetto a 3 mila euro del contante aiuterà sì qualche piccola impresa, ma non farà altro che fare un assist a chi fa dell’illegalità il suo modus operandi quotidiano. Questo è un errore clamoroso, perché induce i furbetti a proseguire per la loro strada e scoraggia chi sta cercando di cambiare la cultura di un Paese profondamente corrotto.

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