Inchiesta Blu Belga: traffico di bestiame dal Piemonte per realizzare plusvalenze
Un traffico di bovini che, partendo dal biellese, ritornavano in Piemonte, in alcuni centri di ingrasso della provincia di Cuneo, dopo essere transitati per la Valle dAosta.
E quanto scoperto dagli uomini del Corpo forestale valdostano nellambito dellinchiesta che, nei giorni scorsi, ha portato la Procura della Repubblica di Aosta a notificare gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 14 tra allevatori, commercianti di bovini, intermediari e un veterinario in servizio presso il Servizio di igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche dellAzienda USL della Valle dAosta, accusati a vario titolo di falso documentale, soppressione di atti veri, induzione in errore della pubblica amministrazione, omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale, violazione di sigilli, maltrattamento e uccisione di animali, esercizio abusivo di professione e illeciti inerenti allo smaltimento di rifiuti speciali e alla sicurezza agroalimentare.
Più nel dettaglio, a ricevere gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a firma del sostituto procuratore Luca Ceccanti sono stati Albein Bagnod, 36 anni di Challand-St-Victor, Marco Cerise, 37 anni di Sarre, Ezio Chabloz, 52 anni di Sarre, Mathieu Chabod, 19 anni di La Salle, Guido Chaussod, 61 anni di Nus, Piergiorgio Colleoni, 46 anni di Nus, Paolo Consol, 61 anni di Issime, Gabriele Empereur, 70 anni di Gressan, Alfredo Girod, 31 anni di Fontainemore, Franca Marcoz, 55 anni di Brissogne, Leo Montrosset, 44 anni di Jovençan, Paolo Moussanet, 53 anni di Challand-St-Victor, Andrea Piatti, 52 anni di Andrate, in provincia di Torino, e Cassiano Treboud, 41 anni di La Salle.
Secondo quanto appreso, lattività investigativa ha avuto un inizio preciso, a metà del mese di novembre 2014, quando in unazienda zootecnica di frazione Plan Palet di Nus, riconducibile allex macellaio Guido Chaussod e alla figlia Rita, Corpo forestale e servizi preposti dellUSL scoprirono unattività di macellazione clandestina senza alcun rispetto delle norme poste a tutela del benessere animale, in totale assenza dei requisiti minimi igienico-sanitari previsti dalla legge e in mancanza delle necessarie autorizzazioni (per questi fatti specifici Guido e Rita Chaussod – il primo ha chiesto il patteggiamento e la seconda il rito abbreviato – verranno giudicati in un separato giudizio). Da quanto emerso nellambito del filone principale dellinchiesta, diversi allevatori valdostani – in qualche caso per il tramite dei commercianti di bovini Paolo Consol, operante a Pont-St-Martin, e Paolo Moussanet di Challand-St-Victor – avrebbero acquistato clandestinamente nel biellese bovini della pregiata razza Blu Belga (almeno 8), a cui – una volta in Valle – sarebbero stati applicati marchi auricolari in realtà appartenenti a bovini di razza valdostana, nel frattempo deceduti o macellati clandestinamente per farli sparire. A questo punto i nuovi bovini, falsamente certificati come valdostani, sarebbero stati rivenduti come incroci ad alcuni centri di ingrasso nel cuneese, operazione che – secondo laccusa – avrebbe permesso agli allevatori di realizzare importanti plusvalenze (sul mercato un bovino di razza Blu Belga vale molto di più di uno di razza valdostana), anche alla luce del fatto che, essendo la Valle dAosta indenne da malattie infettive soggette a profilassi di Stato come la brucellosi e la rinotracheite, per gli indagati ci fu la possibilità di risparmiare sui controlli sanitari.
Va da sé che, in un simile contesto, la carne macellata nei centri del cuneese – e finita nellambito della grande distribuzione di buona parte del Nord Ovest Italia – fosse in realtà priva della benché minima tracciabilità, senza dimenticare che nelle pieghe dellindagine sono emersi anche illeciti relativi alla gestione del ciclo dei rifiuti (allevatori che, per risparmiare sui costi di smaltimento, hanno preferito gettare le carcasse di almeno 17 bovini nelle concimaie) e inerenti alla non corretta produzione e conservazione di formaggi (38 forme «cariche di parassiti (tra cui il batterio listeria monoctyogenes, ndr)» conservate in «magazzini insudiciati»), oltre alla somministrazione a bovini di fiale di Prontogest, farmaco a uso umano a base di ormoni.
I soggetti indagati avranno ora venti giorni di tempo per produrre memorie difensive e/o per chiedere al magistrato di essere interrogati; dopodiché toccherà alla Procura decidere se archiviare le diverse posizioni od optare per la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati, istanza da presentare al gip del Tribunale di Aosta.
Nella foto un incrocio di toro Blu Belga.
(pa.ba.)