Sciopero: «Basta risparmi sulla pelle dei lavoratori»
Una 40% di adesione al momento sta caratterizzando la giornata di sciopero intersettoriale indetta per oggi da Cgil Filcams, Fisascat Cisl, Savt, Uiltucs e Uiltrasporti, per protestare contro la situazione di stallo contrattuale e il fenomeno fuori controllo degli appalti per i comparti dell’industria turistica, pubblici esercizi, agenzie di viaggio, ristorazione collettiva, imprese di pulizie strutturate, farmacie private e comparto termale.
«Lavoratori ricattati»
«Ci sono contratti nazionali, come quello relativo alle terme, fermi da cinque anni e che hanno praticamente già saltato un rinnovo – arringa la folla accorsa nella sala conferenze della Cgil Isabelle Buillet della Cgil Filcams -. Altre trattative sono in piedi da oltre due anni, ma la situazione è chiara: con la scusa della crisi, le associazioni datoriali vogliono destrutturare i contratti di lavoro nazionali, mettendo a rischio gli aumenti, i diritti e i rapporti tra lavoratori e azienda e tra sindacati e azienda». Buillet rincara la dose: «La firma è trascinata per anni per rendere ricattabili i lavoratori, perché i salari e le ore non bastano mai, la gente ha paura di perdere il lavoro: rivogliamo i nostri diritti, abbiamo un contratto e vogliamo mantenerlo. Stanno cercando di ridurre il costo del lavoro per mantenere i propri utili sulle spalle dei lavoratori».
«L’unione fa la forza»
A differenza di altre volte, i sindacati sono uniti: «La situazione è grave – esclama Raffaele Statti della Uiltucs -. Aziende firmano integrativi al ribasso, altre tirano le trattative per le lunghe, ma la contrattazione non è più su quanto guadagnamo, ma su quanto possono rimetterci i lavoratori. Poi ci sono le situazioni come il commercio, dove Confcommercio ha rinnovato il contratto, mentre Federdistribuzione si fa bella con l’aumento di 15 euro al mese. I contratti sono un diritto e solo uniti possiamo ottenerlo. Ci vogliono investimenti per l’occupazione, in un momento in cui il mercato del lavoro ha livelli di disoccupazione mai visti prima: serve far recuperare dignità alle persone».
«E’ il tempo delle proteste»
«Ora è il tempo delle proteste – attacca Giorgio Piacentini della Fisascat -. Basta con le controparti che si sfilano dai tavoli per togliere diritti. Senza la contrattazione, l’effetto è una diminuzione dei consumi; le persone che non guadagnano saranno poi quelle che non faranno la spesa. Esiste poi un problema appalti: basta risparmiare incidendo sulle ore lavorative, perché le aziende che fanno i ribassi non rinunciano al profitto, ma incidono sui guadagni dei lavoratori. Tra un po’ proporranno il volontariato».
«La professionalità va riconosciuta»
«E’ difficile chiedere anche solo dieci minuti di sciopero in questo momento – conclude Natale Dodaro della Uil trasporti -. Bisogna però dire basta ad appalti ridotti del 38% con ribassi che arrivano al 50%: se si vuole un servizio dignitoso, bisogna riconoscere professionalità e dignità. Bisogna poi evitare il meccanismo della “difesa del singolo”: non possiamo permetterci che un lavoratore bussi alla porta giusta e ci guadagni. Bisogna essere uniti per avere forza contrattuale».
(alessandro bianchet)