Casinò: assolti padre e figlio prestasoldi a St-Vincent
Assolti dalle accuse di usura «perché il fatto non sussiste» e di esercizio abusivo dell’attività bancaria «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato». In pratica, è stato depenalizzato.Questa la sentenza pronunciata questa mattina dal gup del Tribunale di Aosta, Giuseppe Colazingari, nel processo con rito abbreviato che ha visto imputati due prestasoldi di St-Vincent, Vincenzo e Alessandro De Chiara, 67 e 33 anni, padre e figlio, finiti nelle pieghe di un’inchiesta avviata un paio di anni fa dalla Procura della Repubblica di Torino.Secondo quanto appreso, all’epoca i magistrati torinesi contestarono loro l’illecita attività di credito svolta all’esterno della casa da gioco valdostana per diverse centinaia di migliaia di euro, tanto da spingere il gip torinese a disporre per entrambi la misura cautelare degli arresti domiciliari.Le difese – rappresentate, tra l’altro, dall’avvocato Corrado Bellora di Aosta – avevano sollevato l’eccezione della competenza territoriale davanti al Tribunale del Riesame, con gli atti inviati quindi al Tribunale di Aosta. Il gip aostano Maurizio D’Abrusco, su istanza delle difese, dispose per entrambi la revoca della misura cautelare, nonostante nel contempo il sostituto procuratore Luca Ceccanti avesse firmato sia all’indirizzo di Vincenzo De Chiara che del figlio Alessandro il rinvio a giudizio davanti al gup.Udienza preliminare che, dopo l’ammissione al giudizio con rito abbreviato, si è conclusa formalmente questa mattina, con il giudice Giuseppe Colazingari a pronunciare sentenza di assoluzione per entrambi gli imputati. L’usura, infatti, non sussisterebbe nel caso dell’attività di cambio titoli, non essendo stato accertato lo stato di bisogno nelle diverse persone che contattarono il prestasoldi di turno per avere denaro liquido da giocare al Casinò di St-Vincent. L’esercizio abusivo dell’attività bancaria, invece, è stato depenalizzato. Da qui la doppia assoluzione per entrambi i reati contestati dalla Procura, che aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione a testa.(pa.ba.)