Rimborsopoli: Donzel, il Pd esce a testa alta dal processo appello
«Non mi dimetto, ma chiunque potrà disporre del mio mandato, non farò resistenza». Così ha dichiarato l’assessore alle Attività produttive Raimondo Donzel, che lascia al presidente della Giunta Augusto Rollandin e alla maggioranza la valutazione, durante la conferenza stampa convocata questo pomeriggio a seguito della condanna in Corte d’appello che ha coinvolto anche la consigliera dem Carmela Fontana e gli esponenti del partito Gianni Rigo e Ruggero Millet.«Le mie dimissioni significherebbero accettare la sentenza fino in fondo, quando invece non c’è stata ombra di peculato», ha ribadito Donzel, che ha spiegato come, pur rimanendo in attesa delle motivazioni della sentenza, per i legali del Pd ci sarebbero già gli elementi per un ricorso in terzo grado.L’assessore ha quindi lamentato «l’esposizione mediatica cui sono stati sottoposti gli indagati, tra cui i cinque dem che hanno visto confermata l’assoluzione: per più di quattro anni persone che si erano avvicinate alla politica sono state sommerse da accuse molto pesanti che alla prova dei fatti non hanno retto. Hanno pagato un prezzo altissimo, e dovranno anche pagarsi le spese legali».
Il Pd ne esce pulito
«Il partito ne esce a testa alta – ha però rivendicato l’ex segretario Donzel – perché è stato passato ai raggi-x e su 300 contestazioni il 99 per cento di queste sono state superate: la condotta è stata corretta, segno anche che la trasparenza è la strada giusta da seguire». L’assessore non ha infine esitato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «sono finito sul TG1 con Fiorito per la storia sulle angurie per cui sono stato poi assolto», sottolineando come «nessun consigliere si sia messo in tasca un euro dei 232 mila contestati» e confermando tutta l’intenzione di voler ricorrere in Cassazione: «una più attenta valutazione – spiega – farà emergere le nostre ragioni».(foto: Raimondo Donzel e Carmela Fontana)(matteo castello)