Profugo pusher, pugno duro dei giudici
Resta recluso presso la casa circondariale di Brissogne, Lamin Sillah, il profugo di 24 anni – originario del Gambia – arrestato nel pomeriggio del 13 gennaio scorso nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Aosta dalla Guardia di Finanza.Nessuna scarcerazione è stata disposta nel processo collegiale di questa mattina in Tribunale ad Aosta, con i giudici Massimo Scuffi, Marco Tornatore e Anna Bonfilio che per ben due volte hanno rigettato la proposta di patteggiamento avanzata dalla difesa dell’imputato – rappresentato dall’avvocato Andrea Urbica del foro di Aosta – in accordo con il procuratore capo facente funzioni Giancarlo Avenati Bassi.Fatti di «obiettiva gravità» e «ripetuti nel tempo», oltre ad alcune altre valutazioni inerenti il suo attuale status di migrante, «senza legami familiari in Italia», senza lavoro e quindi più esposto all’eventuale «rischio di recidiva», hanno spinto i giudici a bocciare sia la prima (un anno e 8 mesi di reclusione – pena sospesa – e 1.600 euro di multa) sia la seconda proposta di patteggiamento (due anni di reclusione – pena sospesa – e 1.600 euro di multa), disponendo nei confronti di Lamin Sillah la fase dibattimentale del processo nell’udienza del prossimo 7 giugno.Il profugo era stato arrestato in flagranza di reato dagli uomini del Gruppo di Aosta della Guardia di Finanza nel pomeriggio del 13 gennaio scorso perché accusato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.Da circa un anno domiciliato ad Aosta, il 24enne era stato sorpreso dai finanzieri mentre cedeva della marijuana a un minorenne nella zona della stazione ferroviaria, più precisamente all’interno del sottopassaggio di collegamento con via Paravera. Fermato dalle Fiamme Gialle all’uscita, il richiedente protezione internazionale fu trovato in possesso di altre 46 dosi da un grammo, forse acquistate fuori Valle.La struttura dove risultava ospitato – un appartamento nelle vicinanze dell’ospedale Umberto Parini di Aosta gestito dalla società cooperativa La Sorgente – era stata perquisita, con tanto di unità cinofila, con i finanzieri che scovarono altre dosi di stupefacente e mille euro in contanti all’interno di una valigia, molto probabilmente provento dell’attività di spaccio.Lamin Sillah – solito farsi chiamare ‘The Boss’ – si spostava in bicicletta, utilizzando Facebook e comunicando via Telegram, cancellando in automatico tutte le chat.Secondo gli inquirenti, che lo stavano seguendo da giorni, il richiedente protezione internazionale era solito spacciare (anche) a minorenni, vicino ad alcuni istituti scolastici aostani.Da qui il processo davanti al Tribunale di Aosta in composizione collegiale anziché l’udienza davanti al giudice monocratico.(pa.ba.)