Inchiesta Casinò: spunta filone su ristrutturazione
La procura di Aosta ha aperto una seconda parte di indagini sulla casa da gioco di Saint-Vincent: la pm Eugenia Menichetti ha interrogato il consigliere Stefano Ferrero come persona informata sui fatti
Un nuovo filone di indagine nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Aosta sul Casinò di Saint-Vincent. Questa volta, secondo quanto riportato dall’Ansa, nel mirino del pm Eugenia Menichetti sarebbero finiti i lavori di ristrutturazione del Grand Hotel Billia e dalla casa da gioco.
Audito Stefano Ferrero
Per questo, giovedì, il sostituto procuratore Menichetti ha sentito, come persona informata sui fatti, il consigliere regionale Stefano Ferrero (ex M5S, ora Gruppo misto), mentre domani dovrebbe audire il collega Roberto Cognetta e, nei prossimi giorni, Moreno Occhiolini, consulente internazionale del settore alberghiero ed ex direttore generale della struttura alberghiera nell’ormai lontano 1988.
Occhiolini, nel 2017, era stato audito anche nella seconda commissione, dove aveva parlato delle opere di ristrutturazione come di una cosa per cui è «stato speso troppo e sicuramente i risultati della gestione sono molto lontani da quelli che avrebbero dovuto e potuto essere».
La prima parte dell’inchiesta
Ricordiamo che lo scorso 7 febbraio la procura aveva chiuso la prima tranche dell’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Aosta, guidata dal Tenente colonnello Piergiuseppe Cananzi. Dalla chiusura delle indagini, sono emersi otto indagati: gli ex amministratori Luca Frigerio e Lorenzo Sommo, i membri del collegio sindacale Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini, Laura Filetti e i tre ex assessori regionali al Bilancio Augusto Rollandin, Mauro Baccega ed Ego Perron. L’ipotesi di reato è truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche continuata e in concorso. Solamente per i due ex amministratori e i tre sindaci è contestato anche il concorso in falso in bilancio continuato attuato, secondo la procura, incrementando il credito imposte anticipate e in assenza di una «attendibile prospettiva» di tornare in utile per la casa da gioco. In concreto, per gli inquirenti, gli indagati avrebbero taciuto le reali perdite del Casinò per permettere l’ottenimento di 140 milioni di euro di finanziamenti pubblici.
(al.bi.)