Stalking e lesioni: due anni e due mesi a 38enne valdostano
L'imputato è stato condannato venerdì dal giudice Marco Tornatore per reati commessi ai danni dell'ex moglie marocchina. La condanna prevede anche 10 mila euro di risarcimento e il pagamento delle spese legali
Due anni e due mesi di reclusione, il risarcimento di 10 mila euro, nonché il pagamento di 3.420 euro di spese legali. Questa la pesante condanna inflitta venerdì dal giudice monocratico del tribunale di Aosta, Marco Tornatore, a un 38enne valdostano accusato di stalking e lesioni aggravate ai danni della ex moglie.
Il dibattimento
«Il padrone sono io, fai quello che dico io, altrimenti te ne torni in Marocco, ci torni anche dentro una bara» è una delle espressioni che, secondo l’accusa, l’imputato avrebbe usato nei confronti della ex moglie marocchina. Comportamenti che, secondo il pm Luca Ceccanti sarebbero ripresi «dopo un’assoluzione in un altro processo, approfittando anche dei momenti in cui l’uomo poteva rivedere suo figlio». Ceccanti ricorda un «episodio di aggressione» del giugno 2016, nonché un altro legato alle vacanze natalizie sempre del 2016, nel quale l’uomo avrebbe prima minacciato l’ex moglie, poi «non si contiene, la sbatte contro il muro, lasciandole segni sul corpo». Il tutto, secondo il sostituto procuratore, rientrerebbe in una vicenda «fatta di ignoranza e di becera volontà di prevaricazione, venata anche di razzismo». Conferme sarebbero arrivate, sempre secondo Ceccanti, anche da un medico ascoltato nelle udienze precedenti. Lo stesso avrebbe confermato di «aver ricevuto in studio la donna con un braccio al collo, averle chiesto cosa fosse accaduto» ricevendo in tutta risposta che era «stata picchiata dal marito».
Nel richiedere 2 anni e 4 mesi di reclusione, il pm ha ricordato che «anche la psicologa dei servizi sociali ha detto di aver percepito chiaramente la paura della donna» verso il marito, sottoposto al divieto di avvicinamento dall’aprile 2017. La stessa persona che «amici e parenti sono venuti a dire essere una brava persona» ha concluso Ceccanti, ricordando, però, che «in un processo penale non si parla di questo, si accerta la verità».
La difesa
Vana la difesa del valdostano, affidata all’avvocato Kira Vittone, che ha provato a evidenziare una scarsa coerenza delle dichiarazioni presentate in aula dalla donna. Il legale ha ricordato come le domande in sede di controesame «l’abbiano messa in difficoltà», ma non perché «questo difensore abbia fatto chissà quali domande; a un certo punto la signora ha accampato anche delle difficoltà di lingua, di comprensione». L’avvocato Vittone ha richiesto l’assoluzione del suo cliente, sottolineando, in risposta al pm, che «chi è razzista non intesta la casa alla moglie, chi è razzista non diventa musulmano per sposarsi». E ha concluso: «Ci sono state tante discussioni, queste sì, dopo la separazione, ma non si chiamano atti persecutori».
(re.newsvda.it)