Regionali: in Valle d’Aosta si profilano 12 liste
Cinque le compagini regionaliste e autonomiste Uv, Uvp, Alpe, Mouv' e Area civica-Stella Alpina-Pour-Notre-Vallée; Pd; a caccia di firme per scendere in campo Lega, M5S, Casapound, Centrodestra valdostano, Potere al Popolo e Proposta civica che denunciano ''legge antidemocratica''
Regionali 2018: si profilano 12 liste. E’ arrivato in mattinata il rompete le righe ufficiale della coalizione di governo: Union valdôtaine, Union valdôtaine progresiste, Pd correranno in solitaria per le regionali del 20 maggio. A rappresentare Epav nella lista del Leone rampante ci sarà l’assessore uscente alle Opere pubbliche Mauro Baccega. Le liste autonomiste, regionaliste e federaliste in campo saranno cinque: Uv, Uvp, Alpe, Mouv’ e Area civica-Stella Alpina-Pour-Notre-Vallée. Non dovrà raccogliere le firme neppure il Pd.
Raccolta firme, paletto antidemocratico
Intanto alcuni movimenti politici e raggruppamenti civici – Lega, M5S, Casapound, Centrodestra valdostano, Potere al Popolo e Proposta civica – sono impegnati nella raccolta delle firme necessarie alla presentazione della propria lista (da 1000 a 1500). Primo a tacciare di «antidemocratica» la norma prevista nella nuova legge elettorale regionale è il portavoce di Proposta civica Fabio Protasoni.
Appello della deputata Tripodi
Gli fa eco da deputata del M5S Elisa Tripodi. «Il prossimo mese saremo chiamati alle urne per il rinnovo del Consiglio Regionale. Un rinnovamento che sarà difficile da attuare a causa di una legge regionale antidemocratica che limita la partecipazione elettorale di quei movimenti, forze politiche e associazioni di liberi cittadini che da sempre si occupano del nostro territorio ma che non hanno una rappresentanza in Consiglio Regionale».
Richiesta super partes
«Il mio appello – scrive Elisa Tripodi – non ha simboli politici, vuole essere l’appello di una cittadina come voi che ha il privilegio di rappresentarvi in Parlamento e, come tale, si sente in dovere di invitare tutti voi a recarvi presso i vostri Comuni e apporre la vostra firma sulla lista di quei cittadini che riterrete più idonei a portare la vostra voce dentro le istituzioni e che possano rappresentarvi al meglio».
Conclude: «Firmare è un atto di grande democrazia, perché anche se la forza politica alla quale sentite di appartenere ideologicamente è già presente in Consiglio Regionale, saranno le discussioni politiche tra le diverse rappresentanze che faranno nascere i progetti migliori. Firmare significa quindi dare dignità e voce ad una pluralità ideologica che, al di là degli schieramenti e delle diverse inclinazioni politiche, possono dare nuovo vigore e impulso alla nostra regione».
Invito ai sindaci
Sulla stessa lunghezza d’onda Carola Carpinello, Étienne Andrione, Loris Sartore, Giuliana Lamastra e Gianpaolo Fedi. Scrivono: «Una legge elettorale sciagurata non permette né ai consiglieri comunali né agli avvocati cassazionisti di certificare le firme per la partecipazione alla competizione elettorale di cui hanno bisogno le formazioni che non siedono in Consiglio Regionale». Il gruppo chiede ai sindaci «loro sì abilitati alla certificazione, di spendersi ai banchetti» e invita il sindaco di Aosta, Fulvio Centoz, «di essere il primo e più disponibile».
La risposta di Centoz
Così nella risposta Fulvio Centoz: «La legge in effetti è carente da questo punto di vista e consente solo al sindaco e al vicesindaco (neppure agli assessori) di certificare le firme.Io sono sindaco ma anche uomo di partito e se raccolgo le firme per una lista non posso esimermi dal raccoglierle per tutti. Il che mi porta a rispondere negativamente, perché non solo sono alternativo alla Lega e ai 5S ma soprattutto non condivido per nulla le idee di Casapound».
(d.c.)