Potere al Popolo, Signore: noi rossi, non arancioni
C’era anche la Valle d’Aosta alla quarta assemblea nazionale di Potere al Popolo, tenutasi sabato 26 e domenica 27 maggio a Napoli al centro sociale Ex OPG “Je So’ Pazzo”, che è anche il luogo dove a dicembre del 2017 è stato lanciato il progetto in tutta Italia.
La delegazione valdostana, formata da Carlo Signore, 35 anni, residente ad Aosta ma originario del Salento, e Maria Lancerotto, 47 di Aosta, ha partecipato ai tavoli di lavoro che si sono svolti durante la giornata di sabato.
“Vedo molto fermento e voglia di creare un soggetto politico che sia vero – commenta Carlo Signore -. Vogliamo fare le cose con calma e umiltà, anche provando e facendo errori, ma sempre con la voglia di imparare e puntare a migliorarci, perché nessuno ha la soluzione pronta oggi in politica”.
Signore, quanto avete parlato di Valle d’Aosta?
“C’è molta voglia di ascoltare tutte le realtà, e quindi anche la nostra, dove posso assicurare che tra clientelismo, mafia e corruzione usciti sulle cronache nazionali, siamo conosciuti ovunque adesso. Sanno che abbiamo una sorta di Berlusconi valdostano, Augusto Rollandin“.
Pentiti di non esservi presentati con Impegno Civico alle Regionali visto il successo che ha avuto la lista?
“Assolutamente no, tra l’altro penso che non si possa chiamare successo, perché i voti che hanno preso in più della loro base li hanno “rubati” al Pd, e quindi sono sempre gli stessi numeri dell’area di sinistra. L’unica forza politica che può veramente parlare di successo è la Lega”
Siete dunque ancora contrari ad una collaborazione?
“Noi restiamo aperti ad un dialogo con loro, ma devono essere loro ad entrare nel nostro progetto, non il contrario. Potere al popolo vuole dare un segnale forte, di rottura e soprattutto non con toni moderati come fa Impegno Civico. Il nostro progetto è a lungo termine e guarda a tutta Italia, e poi noi partiamo dal sociale ancora prima del civico. Noi non siamo dei professorini autoreferenziali, non ci sentiamo meglio degli altri e non siamo “identitari” come ci hanno definito, e poi siamo rossi non arancioni”.
(simone nigrisoli)