Spaccio droga a Châtillon: condanne per 28 anni di carcere
Pene pesanti per sei dei componenti della banda de "l'avvocato", sgominata nel febbraio 2016 dai carabinieri della compagnia di Châtillon e Saint-Vincent
Oltre 28 anni di carcere contro i 34 richiesti. Questo l’ammontare della condanna comminata in primo grado nell’ambito del processo relativo al gruppo criminale (a conduzione quasi familiare), smantellato nel febbraio del 2016 e dedito allo spaccio di droga.
Secondo le indagini svolte all’epoca dai carabinieri della stazione di Châtillon, il gruppo sarebbe stato capace di movimentare oltre 90 mila euro al mese attraverso lo spaccio, che sarebbe avvenuto anche nei locali del night club La Dolce Vita di Châtillon, per un totale di circa tre etti di cocaina pura al mese (che avrebbe poi resto tre volte tanto).
Le pene
Il giudice monocratico, Marco Tornatore, ha così inflitto otto anni di reclusione e 30 mila euro di multa a Laurent Bushaj (27 anni), nove anni e 29 mila euro a Lado Latifaj (40), tre anni e 14 mila euro Jani Bushaj (68), tre anni e 15 mila euro ad Adina Laura Marin (27) e due anni e sei mesi e 1.400 euro Hile Marashi (30 – il capo di accusa per lui era la cessione di droghe leggere -); patteggiamento a un anno, quattro mesi e 20 giorni di reclusione, con 150 euro di multa, infine, per Raffaele Chiosso (51).
Le richieste
L’accusa, rappresentata dal pm Luca Ceccanti, aveva chiesto dieci anni di reclusione e 40 mila euro di multa per Laurent Bushaj (29 anni), sette anni e 30 mila euro per Lado Latifaj (40), Jani Bushaj (68) e Adina Laura Marin (27), tre anni e sei mesi e nove mila euro per Hile Marashi (30).
Le indagini
Secondo quanto ricostruito all’epoca dai carabinieri castiglion-termali, alla guida di tutto c’era Albert Bushaj (condannato ad aprile a 3 anni e 8 mesi con rito abbreviato, con altri componenti), 38 anni, conosciuto negli ambienti criminali come “l’avvocato” (iscritto al foro di Roma dal 2014; era stato anche collaboratore del Tribunale di Aosta come interprete), che dagli arresti domiciliari (dov’era rinchiuso per una precedente condanna per spaccio) avrebbe guidato la banda, il night club e il traffico di stupefacenti.
L’inchiesta era partita nell’ottobre del 2015, con la denuncia a piede libero di Zamir Bushaj e Lado Latifaj, accusati di ricettazione, dopo essere stati colti in flagranza di reato a Ussel, dai Carabinieri di Nus, mentre cercavano di piazzare nove campanacci Chamonix (valore circa 6 mila euro), rubati qualche settimana prima a St-Barthélemy.
Dall’eventuale smercio di campanacci, gli inquirenti si sono poi imbattuti in un giro di droga di enormi dimensioni, che oltre alla guida di Albert Bushaj, prevedeva uno dei cugini, Laurent Bushaj, a preparare le dosi, con Chiosso (cassiere del night club che deve rispondere anche dell’accusa di favoreggiamento della prostituzione) che si sarebbe occupato di venderla.
Jani, padre de “l’avvocato”, avrebbe fatto il palo durante le operazioni di taglio e confezionamento dello stupefacente; la banda, in tutto, sarebbe stata composta da una dozzina di membri.
(al.bi.)