Allarme suicidi in Valle d’Aosta: 5 in una settimana
ATTUALITA'
di Luca Mercanti  
il 19/11/2018

Allarme suicidi in Valle d’Aosta: 5 in una settimana

Allarme suicidi in Valle d’Aosta: 5 in una settimana, l’ultima.

Una mamma di Aymavilles che uccide i suoi due figli con un’iniezione letale e poi decide di farla finita, sempre con un’iniezione. Un anziano che, nel corso della notte, lascia il suo letto per porre fine alla sua esistenza in un fontanile a Saint-Christophe. Poi, nel pomeriggio dello stesso giorno, un giovane padre che decide di salutare questo mondo nel suo appartamento. E, ancora, altri due casi di cui si è venuti a conoscenza nelle ultime ore in bassa Valle, l’ultimo una donna. Cinque suicidi in una settimana, l’ultima. Il tutto, in una settimana funesta, di un anno funesto, di un periodo che, definire anch’esso funesto, suona quasi ironico. Lo riporta Gazzetta Matin oggi, lunedì 19, in edicola.

Già, perché tutti ne parlano, ma si fa fatica a prendere di petto la questione, affrontando fino in fondo un disagio sociale sempre più simile a una piaga. O almeno, questo è quello che traspare.

Sembra che, soprattutto in concomitanza con i cambi di stagione, i suicidi diventino più frequenti. A maggior ragione in autunno e in primavera, dove da una parte inciderebbe in maniera pesante il passaggio verso l’inverno, mentre dall’altra gioca la sua parte la “botta” di adrenalina legata all’arrivo della bella stagione. Poi, sempre gli studiosi considerano tra le cause scatenanti il fatto di vivere in regioni montane, o comunque al nord, e poco esposte ai raggi solari.

I dati Istat

In Italia, gli ultimi dati disponibili risalgono al 2017, anno della rilevazione Istat in occasione della “Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio”, ma fanno riferimento al 2015. Dall’analisi italiana, nel ventennio 1995-2015 emerge una diminuzione dei suicidi (-14.0%): si passa dagli 8.1 ogni 100 mila abitanti del 1995, ai 6.5 nel 2015 ( per un totale di 3.935 decessi). Questo dato colloca l’Italia tra i paesi più “virtuosi” in Europa (11.2 è la media tra i 28 paesi UE).I numeri fanno emergere un altro aspetto interessante: il suicidio vede vittime 10.4 uomini ogni 100 mila abitanti, ma solo 2.8 donne. Sul genere “forte” influisce anche il grado di istruzione: 14.8 suicidi riguardano persone senza titolo di studio o con basso livello di istruzione, 9.2 riguardano laureati o diplomati e aumenta col crescere dell’età (1.4 fino a 24 anni, 10.4 oltre i 65 anni).A livello di territorio, il Nord-Est presenta il livello più elevato di mortalità (8.3 suicidi ogni 100 mila abitanti); il Sud quello più basso (4.5).A livello di stagionalità, i dati parlano di una crescita esponenziale nella prima metà dell’anno, con le modalità “preferite” che si concretizzano in impiccagione e soffocamento (48.9%), precipitazione (19.2%), uso di arma da fuoco ed esplosivi (11.3%). Tanti gli episodi correlati a “stati morbosi rilevanti”: malattie mentali nel 13.0% dei casi, malattie fisiche nel 6.0% dei decessi.

Valle d’Aosta maglia nera

E da noi? I dati ci sono, ma per ora non vengono diffusi. L’ultima rilevazione disponibile risale al 2015, con la dodicesima edizione del Rapporto Osservasalute, presentato dall’Università Cattolica. E il dato è eclatante: la Valle d’Aosta è la regione in cui i suicidi sono più frequenti, con tasso pari 11.08 casi ogni 100 mila soggetti con più di 15 anni.

Qualcosa in più, però, l’abbiamo scoperto ed è abbastanza sconvolgente. Il 70% dei suicidi avvenuti nella nostra regione, infatti, riguarda persone “sconosciute” alla “struttura complessa di psichiatria” (peraltro in prima linea nella battaglia e nella volontà di far qualcosa), non legate a dipendenze di qualsivoglia genere e che non hanno mai subito un TSO (trattamento sanitario obbligatorio).Insomma, la maggior parte di questi soggetti è vittima di un disagio latente, sotterraneo, che spesso si tende a tenere nascosto per non guastare l’immagine della regione, del paese, della famiglia o del proprio gruppo di amici. Poi siamo sempre tutti pronti a piangere e a lamentarci perché nessuno ha ascoltato il grido di allarme. Forse è il caso di iniziare a parlare in maniera attenta e sistematica di quella che, a tutti gli effetti, sta diventando una piaga sociale sempre più grave.

(alessandro bianchet)

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