Processo Finaosta: udienza rinviata a gennaio
Nella prima udienza preliminare di giovedì, il gup Paolo De Paola ha deciso per il rinvio al 28 gennaio; probabile l'assegnazione del procedimento al nuovo giudice Luca Fadda
È stata rinviata al 28 gennaio l’udienza preliminare del processo Finaosta, che vede imputati, per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, l’ex presidente della finanziaria regionale, Massimo Lévêque (difeso dal legale Maria Rita Bagalà), l’ex presidente della Giunta Augusto Rollandin (avvocato Andrea Balducci) e l’ex assessore al Bilancio, Ego Perron (unico presente in aula, difeso dal legale Corinne Margueret).
Il rinvio
L’udienza preliminare di giovedì, iniziata intorno alle 13.20, e conclusa nel giro di pochi minuti, di fronte al gup Paolo Da Paola, è servita solamente per accertare la regolare costituzione delle parti e per sancire il rinvio, vista la possibile assegnazione del procedimento al giudice Luca Fadda, fresco di insediamento nella sede aostana di via Ollietti, dove era già stato in veste di pm dal 2002 al 2010.
Questo, permetterebbe la redistribuzione dei carichi di lavoro, visto l’impegno del gup De Paola nel processo per corruzione che vede imputati, tra gli altri, Augusto Rollandin, Gabriele Accornero e Gerardo Cuomo.
Infine, è da rimarcare come, per ora, né Finaosta né l’amministrazione regionale abbiano espresso la volontà di costituirsi parte civile nel procedimento.
La vicenda
Ricordiamo che la vicenda al centro del processo, in cui l’accusa è rappresentata dal pm Luca Ceccanti, riguarda l’inchiesta sui compensi elargiti all’allora presidente di Finaosta.
L’ipotesi costruita dagli inquirenti è che, se nel 2015 a Lévêque, candidato alla presidenza, fosse stato promesso un emolumento di 80-100 mila euro, nonostante la legge nazionale ne prevedesse uno da 25 mila, altri professionisti potenzialmente interessati all’incarico sarebbero stati svantaggiati, non essendo a conoscenza di questo compenso ‘extra’.
L’assemblea di Finaosta, poi, aveva portato a 25 mila euro il compenso dell’allora presidente, ma solo dopo una prima acquisizione di atti da parte dei carabinieri. Prima, infatti, si era deciso per una cifra di 80 mila euro, che in una successiva assemblea avrebbe dovuto salire a 100 mila.
Le indagini dei carabinieri del Reparto operativo erano state coordinate dal pm Ceccanti e dal procuratore capo Paolo Fortuna.
(al.bi.)