Catalogna, Bertin denuncia «l’indifferenza dell’Europa sui detenuti politici»
Per il consigliere regionale è sconsolante che alcuni indipendentisti catalani siano in carcere da più di un anno senza processo
Lotta per l’indipendenza della Catalogna. Un anno di carcere senza ancora un processo. Jordi Cuixart e Jordi Sànchez, per tutti semplicemente “i Jordi”, gli attivisti delle associazioni indipendentiste catalane sono detenuti dal 16 ottobre 2017. Per il consigliere regionale Alberto Bertin «è francamente sconsolante che nel cuore della civilissima Europa si tolleri questa situazione, derubricandola ad una “questione interna” alla Spagna, nel silenzio e nell’indifferenza delle Istituzioni Europee e di una parte significativa dell’opinione pubblica»
Esperto di minoranze e promotore di varie risoluzioni in favore della Catalogna, Bertin ricorda che nel mese di settembre 2017 il Consiglio regionale ha votato all’unanimità un documento che riconosceva il pieno sostegno al popolo catalano nel suo percorso di autodeterminazione.
Accuse sproporzionate
Sottolinea Bertin. «Ad un anno dalle elezioni per il rinnovo del parlamento catalano che hanno confermato una risicata maggioranza indipendentista, la situazione in Catalogna non ha ancora trovato una via di soluzione, nonostante il cambio di governo a Madrid». Intanto, per i fatti legati all’organizzazione del referendum del 1 ottobre 2017 diversi leader politici catalani da più di un anno sono in carcere in attesa di giudizio.
Punta il dito Bertin. «Le accuse rivolte nei confronti degli organizzatori del referendum sono sproporzionate, come sostiene anche Amnesty International e per le loro caratteristiche rendono i protagonisti dei veri e propri prigionieri politici. È francamente sconsolante che nel cuore della civilissima Europa si tolleri questa situazione, derubricandola ad una “questione interna” alla Spagna, nel silenzio e nell’indifferenza delle Istituzioni Europee e di una parte significativa dell’opinione pubblica. Intanto, da una decina di giorni alcuni prigionieri politici hanno iniziato uno sciopero della fame per denunciare la loro condizione.La questione catalana non può essere risolta in via giudiziaria o militare. L’Europa, intesa nella sua accezione più ampia, non può continuare a guardare da un’altra parte come fa in troppe situazioni».
(re.newsvda.it)