Casinò: per Adu il bilancio fa acqua da tutte le parti
POLITICA & ECONOMIA
di Danila Chenal  
il 31/05/2019

Casinò: per Adu il bilancio fa acqua da tutte le parti

Per Daria Pulz i valdostani non rivedranno mai più i 48 milioni dati da Finaosta in prestito alla casa da gioco

Il bilancio del Casinò di Saint-Vincent fa acqua da tutte la parti. A dirlo è la consigliera regionale di Adu Daria Pulz.«Perché chiedere l’approvazione del bilancio della Casinò de la Vallée quando è chiaro che quel bilancio fa acqua da tutte le parti?». Si pone in contrapposizione alla richiesta della Lega VdA e Mouv’. «Votare a favore di chi propone soluzioni semplicistiche può essere molto pericoloso per tutti. E con la Lega di Salvini in Valle d’Aosta il rischio è altissimo, non solo per le imprescindibili questioni etiche. Sul Casinò ci avevano promesso “niente più soldi pubblici”. Ma era un giochino da bari. E ora che rischia di venir fuori, i leghisti iniziano ad agitarsi».

Debito verso Finaosta, sfuma la restituzione

Cita il debito di oltre 48 milioni che il Casinò vanta verso Finaosta. «L’amministratore di fiducia dei leghisti (Rolando) lo ha considerato “postergato”, cioè tra quelli che non saranno soddisfatti nell’ambito della procedura. Ma il Commissario ha sollecitato la Regione a dire, prima di approvare il bilancio, se rinuncia definitivamente alla restituzione del debito, ritenendo questa dichiarazione rilevante per la procedura di concordato (tradotto: Rolando è stato ambiguo, bisogna che si dica, prima e non dopo l’omologa, che quei soldi la Regione non li vedrà più)». «Fatta chiarezza il bilancio del Casinò e la procedura concordataria ci guadagnerebbero. Tutto andrebbe via liscio. E per forza! In sostanza il Casinò si salverebbe perché quello che prima era un prestito diventerebbe, magicamente, un regalo».

«La morale della storia è evidente. I leghisti, per non dare 6 milioni di euro al Casinò (“mai più soldi pubblici”), si sono inventati una procedura che rischia di dargliene molti di più: 48 milioni, cui vanno aggiunte le spese per le consulenze, che da sole si avvicinano ai 6 milioni». Per Pulz, «l’alternativa è il fallimento. Ma allora non era più onesto dirlo subito? E che serietà c’è nel voler accelerare tutto, senza fare chiarezza come richiesto dal Commissario? Nessuna serietà, appunto, solo l’intenzione di rimanere nell’ambiguità affinché non salti fuori la verità, e cioè che la bacchetta magica era rotta».
(re.newsvda.it)

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