Geenna, il gip nega i domiciliari a Sorbara: i legali annunciano l’appello
Per il pubblico ministero Stefano Castellani, le esigenze cautelari sono affievolite e possono essere fronteggiate da una misura meno grave. Ma secondo il giudice per le indagini preliminari, Silvia Salvadori, non esiste altra misura adeguata rispetto al carcere
La decisione con cui il gip ha nuovamente negato i domiciliari a Marco Sorbara (consigliere regionale sospeso che si trova in carcere dal 23 gennaio) «verrà appellata in questi giorni davanti al Tribunale di Torino». Lo comunica l’avvocato Sandro Sorbara, che difende il fratello – indagato per concorso esterno in associazione mafiosa – insieme ai legali Raffaele Della Valle e e Donatella Rapetti.
Negli scorsi giorni, il gip di Torino Silvia Salvadori ha negato i domiciliari a Marco Sorbara. Nonostante il parere favorevole dei pm della Dda, Salvadori sostiene che non ci sia altra misura adeguata diversa dal carcere.
L’avvocato: «Decisioni giuridicamente e umanamente non comprensibili»
«Ci troviamo dinnanzi a uno scontro di decisioni giuridicamente e umanamente non comprensibili né tanto meno tollerabili, che meriterebbero di essere attentamente valutate dal potere giudiziario, colpito dalle varie inchieste, proclama oggi più che mai di combattere i noti scandali che coinvolgono la magistratura», afferma Sandro Sorbara.
Continua il legale: «Da una parte un magistrato che dopo aver chiesto e ottenuto la custodia cautelare del consigliere regionale Marco Sorbara, in data 18 luglio 2019 su istanza della difesa e valutati gli atti processuali con scrupolo e rispetto della funzione svolta evidenzia che “le esigenze cautelari sono affievolite e possono essere adeguatamente fronteggiate con una misura meno grave” esprimendo “parere favorevole alla sostituzione della misura in atto con quella degli arresti domiciliari”. Dall’altro un giudice che nonostante l’incensuratezza di Sorbara, il decorso di 6 mesi di carcerazione, il dimagrimento di 10 chili, lo scoinvolgimento psicologico dell’individuo e dell’ambito familiare (madre di anni 78) e la ribadita assoluta innocenza, con una motivazione contro la legge decide che Sorbara (che non è imputato di “ndrangheta” e si trova in situazione di difficoltà personale) deve restare in carcere perché non c’e altra misura adeguata e diversa da quella in corso di esecuzione».
L’avvocato Sandro Sorbara conclude: «Ricordo che mio fratello innocente e totalmente estraneo ai fatti in contestazione chiede di tornare a casa. “Arresti domiciliari” non vuol dire libertà, ma sempre misura coercitiva meno grave con restrizione dell’individuo e della sua personalità».
Il gip nega la scarcerazione a Sorbara nonostante il sì del pm
I carabinieri avevano arrestato il politico aostano il 23 gennaio nell’ambito dell’operazione Geenna. L’inchiesta, condotta dalla Dda di Torino, riguarda presunte infiltrazione della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Il blitz ha portato in carcere sedici persone. Marco Sorbara, rinchiuso nel penitenziario di Biella, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
I legali di Marco Sorbara, Raffaele Della Valle, Sandro Sorbara e Donatella Rapetti, il 18 luglio hanno presentato la domanda di arresti domiciliari. Il pubblico ministero, Stefano Castellani, ha espresso parere favorevole, sottolineando come «le esigenze cautelari sono affievolite e possono essere adeguatamente fronteggiate con una misura meno grave».
L’altro ieri, però, il gip Silvia Salvadori ha sostenuto che non c’è altra misura adeguata diversa dal carcere, respingendo l’istanza dei legali di Marco Sorbara.
(f.d. e d.p.)