Crisi di governo: le elezioni anticipate non sono più tabù
Tanto ha potuto il terremoto ‘ndrangheta che si abbattuto sulla politica valdostana dove il voto di scambio pare la consuetudine
Le elezioni anticipate non sono più un tabù in Consiglio Valle. Dalle parole si intravvede la volontà di passare ai fatti. Tanto ha potuto il terremoto ‘ndrangheta che si è abbattuto sulla politica valdostana dove il voto di scambio pare la consuetudine. Tra le dimissioni in blocco dei consiglieri restanti e le urne si frappone l’approvazione del bilancio di previsione. Arriva l’appello alla responsabilità. Tutti concordi che Egomnia ha fatto a pezzi l’immagine della Regione più piccola d’Italia dove ”la sacra grolla unita l’ha fatta da padrona per decenni” come ha detto il consigliere Roberto Cognetta.
E’ in estrema sintesi l’esito del lungo dibattito innescato dalla presa d’atto delle dimissioni dal Consiglio Valle dell’ex presidente Antonio Fosson, degli ex assessori Laurent Viérin e Stefano Borrello e dell’ex capogruppo dell’Union valdôtaine Luca Bianchi.
Il dibattito
Così in aula la presidente del Consiglio Emily Rini, che annuncia l’uscita di Front valdôtain dalla maggioranza. «Il profondo rispetto che nutro per la massima assemblea e la posizione che ricopro, al di là della propria appartenenza politica, ritengo che l’unico punto indifferibile per cittadini, imprese ed Enti locali sia l’approvazione del bilancio regionale. Per questo chiedo che l’atto contabile possa tornare alla commissione consiliare competente. Abbiamo il dovere morale di non compromettere più di quanto già sia la situazione della Valle d’Aosta. Per cancellare le ombre paventate sul risultato elettorale poi si torni alle urne. I colleghi hanno il diritto di difendersi nelle sedi deputate. Ringrazio per il senso di responsabilità che hanno dimostrato, rimettendo il loro mandato. Potranno, così, difendersi nelle sedi opportune. Il dato politico è che non si non si può fare finta che nulla sia accaduto per le conseguenze che questa vicenda inevitabilmente implicherà».
Punta il dito il capogruppo della Lega Valle d’Aosta Andrea Manfrin. «Sarebbe intollerabile se qualcuno anche solo abbozzasse una maggioranza salsiccia per sopravvivere. Lo troveremmo assolutamente inaccettabile così come le pesanti ombre gettate sulle nostre istituzioni». Stigmatizza chi «ben sapendo dei pesantissimi rilievi loro mossi ha continuato a operare». Riferendosi all’ex presidente Antonio Fosson che era stato raggiunto da avviso di garanzia alla fine del mese d’agosto (fonte inquirenti), cita la commissioni antimafia «ai quali atti in qualità di prefetto ha avuto accesso».
Stefano Ferrero (Mouv’) tuona. «Noi non siamo né poliziotti né magistrati; quello che dobbiamo iniziare oggi un processo al sistema che nel voto di scambio ha fatto le sue fortune per decenni. Intrattenersi con certi personaggi è assolutamente inaccettabile per una democrazia. Nessuno abbia la faccia di tolla di cadere dalle nuvole. Chi aveva un minimo di conoscenza del territorio non poteva non essere al corrente. Dobbiamo tornare al voto ma siate certi ci sarà una ulteriore disaffezione dei valdostani per le urne. Via i topi di fogna ‘ndranghetisti. Siamo chiamati tutti a un’opera di responsabilità. Non possiamo lasciare la Valle d’Aosta senza un bilancio ma non sarà il bilancio della maggioranza e della ‘ndrangheta a passare. I lavoretti per qualcuno non passeranno. Bisogna pulire vertici e dirigenze e non un occupazione sovietica degli incarichi».
Anche per il leghista Stefano Aggravi «dobbiamo trovare una soluzione rapida. Certo non sarà il bilancio della maggioranza. A scanso di equivoci, guardando al bene dell’autonomia, dobbiamo ritornare alle urne, ridando la parola ai valdostani».
Daria Pulz (Adu). «Il voto non l’ho chiesto neppure alle mie migliori amiche. Ho sempre pensato che il voto si meriti così come un bacio che non si chiede. Qualora mi ricandidassi, sarà la gente a decidere. Se riterrà che non sono stata all’altezza del compito affidatomi tornerò tranquillamente a insegnare. Il voto di scambio è indegno. Spostare il pacchetto di voti per non perdere non è etico. Noi voteremo contro il bilancio».
Giovanni Barocco (Uv). «Noi da uomini di montagna dobbiamo metterci la faccia. Non so perché Bianchi non fosse qui. E’ necessario che la politica chieda scusa per l’incapacità che abbiamo dimostrato,per la tristezza di questi giorni e per questo spettacolo».
Luciano Mossa (M5S). «Abbiamo distribuito volantini in campagna elettorale con il nostro programma elettorale. Noi non promuoviamo noi stessi perché noi candidiamo le idee e non le persone. Se uno sa in coscienza di avere sbagliato dia le dimissioni e non aspetti l’avviso di garanzia. Nonostante le nostre ridotte dimensioni territoriali ne usciamo come una delle realtà le più corrotte». Il pentastellato lancia frecciatine a Renzo Testolin, Alessandro Nogara, Pierluigi Marquis e Albert Lanièce i cui nomi compaiono nel faldone Egomnia a vario titolo.
Pierluigi Marquis (Stella alpina). «E’ una giornata tristissima per la Valle d’Aosta. Siamo di fronte a una questione che non fa onore anche per i riverberi nazionali. L’indagine è allo stato embrionale». Poi racconta in aula come mai il suo nome spunta nell’inchiesta egomania. «Un amico mi ha invitato a bere il caffè con una terza persona che ha fatto una telefonata senza che io lo sapessi, telefonata di cui non ho saputo l’esito».
Chiara Minelli (Rete civica). «L’indagine conferma e aggrava Geenna. Sono dati inquietanti. Dimissioni sono un gesto dovuto e opportuno. E’ inaccettabile che si sia nascosta la ricezione degli avvisi di garanzia da parte dei dimissionari. Il mercato delle preferenze e il voto di scambio sono mali radicati».
Patrizia Morelli (Alliance valdôtaine). «Io personalmente non chiedo voto Bisogna prendere le distanze da certi metodi. Le responsabilità sono personali. Questa non è un aula del tribunale. Credo che come Consiglio si debba dare prova di responsabilità non possiamo penalizzare oltre la nostra regione. Si voti il bilancio poi si torni alle urne».
(danila chenal)