Taglio degli stipendi dei consiglieri regionali, Mossa (M5S): no a propaganda elettorale
POLITICA & ECONOMIA
di Luca Mercanti  
il 20/04/2020

Taglio degli stipendi dei consiglieri regionali, Mossa (M5S): no a propaganda elettorale

Il consigliere regionale pentastellato spiega perché la proposta di Rete Civica non è stata approvata e perché lui si è astenuto

«Quanto è successo venerdì 17 aprile in Consiglio testimonia la scorrettezza di chi cerca di fare mera campagna elettorale mascherandola come buona azione diretta alla popolazione per far fronte all’emergenza COVID-19». Lo dice il consigliere del M5S, Luciano Mossa. Il tema è quello che ha agitato la politica e i cittadini negli ultimissimi giorni: il taglio – non avvenuto – di emolumenti e diarie per far fronte all’emergenza coronavirus proposto da Rete Civica e bocciato dall’aula (28 contrari e 7 favorevoli, tra i quali i tre colleghi di Mossa del M5S, Nasso, Russo e Vesan).

«Personalmente, in 19 mesi di legislatura, ho restituito 33 mila euro circa, verificabile sul sito tirendicondo.it e insieme ai miei colleghi del Movimento 5 Stelle abbiamo donato dai nostri stipendi di Consiglieri regionali 60mila euro proprio per l’emergenza COVID-19, a marzo scorso, e non fra dodici mesi – sottolinea Mossa -. Penso di aver fatto quanto necessario, non voglio essere glorificato per questo ma nemmeno essere tacciato come quello che non vuole il taglio degli stipendi dei consiglieri solo per non aver votato un “emendamento propaganda”».

M5S: dimezzamento del 50% di tutte le indennità

«Siamo entrati in Consiglio regionale proponendo il dimezzamento del 50% di tutte le indennità, cosa che ci siamo auto applicati spontaneamente sin da subito senza aspettare proposte di legge o emendamenti vari, ma soprattutto in maniera definitiva e non solo per dodici mesi, ma a quanto pare nessuno ha recepito la nostra proposta – ricorda Mossa -. Addirittura il dimezzamento delle indennità l’abbiamo proposto come prerequisito per sederci al tavolo delle trattative con le altre forze politiche. Capisco che ormai l’amnesia è un problema comune ma su questo siamo stati piuttosto ridondanti. Se le altre forze politiche avessero voluto aderire a questo principio di buon senso, oltre che di correttezza nei confronti dell’elettorato, le meschine polemiche su somme comunque irrisorie rispetto alle necessità di chi soffre non sarebbero neanche nate, proprio in questi giorni in cui le energie di tutti dovrebbero essere concentrate su ben altri problemi. L’abbattimento dei costi della politica è sempre stato un principio fondamentale del MoVimento 5 Stelle. Se proprio ci vogliono imitare almeno lo facessero bene».

Emendamento che non va a integrare l’articolo, ma lo sostituisce

«Parliamo dell’art. 13 che prevede il taglio del 50% dei contributi ai gruppi consiliari che saranno devoluti al finanziamento di iniziative di solidarietà a fronte di situazioni di emergenza sanitaria, proposto dall’ufficio di Presidenza, rappresentato da diverse forze politiche, compreso la nostra – spiega Mossa -. Lo stesso articolo prevede anche che i fondi derivanti dalla rinuncia o dalla riduzione dell’indennità di carica e di funzione dei consiglieri regionali siano destinati alle medesime iniziative di solidarietà. Perché rinunciare a questi fondi? Perché sostituire interamente l’articolo anziché integrarlo? Parliamo comunque di ulteriori fondi importanti, perché rinunciarci? Fosse stata un’integrazione dell’articolo l’avrei anche votata. Invece la ratio è stata: “Votate in nostro emendamento perché è il migliore. Quello dell’Ufficio di Presidenza non vale nulla” ovvero, pura campagna elettorale. Lo dimostra il fatto che l’art. 13 è stato votato da 33 consiglieri mentre solo due si sono astenuti. Indovinate chi? Ragionassi come loro, manderei un WhatsApp al mondo intero scrivendo che Rete Civica non vuole il taglio dei contributi ai gruppi consiliari o che non vuole che i fondi derivanti dalla restituzione/rinuncia delle indennità dei consiglieri siano destinati all’emergenza Coronavirus. Potrei fare esattamente come fanno loro ma, fortunatamente, non mi faccio campagna elettorale sulla pelle altrui».

Il miraggio del milione di euro

«Qualcuno dovrebbe spiegare quali calcoli son stati fatti per millantare un milione di euro derivante da questo provvedimento visto che, da quel che mi risulta, a conti fatti, non si arriverebbe nemmeno a 600mila – puntualizza Mossa -. Poi bisogna anche domandarsi “quando” questi soldi saranno disponibili. Perché i fondi servono oggi e non fra 12 mesi».

Mossa ricorda che «la popolazione ha bisogno di aiuto adesso, non tra un anno come avrebbe comportato quest’emendamento. Di un aiuto concreto e non di una “elemosina di scambio”, versione “povera” del voto di scambio. È evidente che questo gesto non viene dal cuore ma da un pensiero volto ad incamerare voti. Se venisse dal cuore, si sarebbero decurtati lo stipendio fin da subito. Farlo adesso è solo demagogia».

In foto: Luciano Mossa (a destra) e Luigi Vesan (Movimento 5 Stelle)

(re.aostanews.it)