Mascherine chirurgiche a 50 centesimi più IVA: i dubbi dei venditori
Il supermercato Gros Cidac ha interrotto la vendita, ci pensa anche il dottor Nicola
Ha sollevato molti dubbi la scelta del Governo di imporre un prezzo massimo per le mascherine chirurgiche a 50 centesimi più IVA. La decisione, annunciata in conferenza stampa dal premier Giuseppe Conte, è diventata realtà con un’ordinanza del commissario straordinario Domenico Arcuri. L’ordinanza è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 26 aprile.
I farmacisti e i supermercati, quindi, si sono ritrovati a dover vendere i dispositivi al prezzo calmierato. Il ricavo, però, è insufficiente a coprire le spese sostenute per acquistarli.
Per risolvere la questione, Federfarma e il commissario Arcuri hanno raggiunto un accordo che garantirà un ristoro per le farmacie che hanno acquistato le mascherine a prezzi superiori. Verranno anche assicurate, si legge sul sito di Federfarma, forniture aggiuntive.
I dubbi dei farmacisti e dei supermercati (esclusi dall’accordo), però, rimangono.
Il supermercato Gros Cidac ha annunciato la sospensione della vendita delle mascherine chirurgiche. Lo si legge sulla pagina Facebook.
Nelle prossime settimane, assicura Arcuri, entreranno sul mercato 660 milioni di mascherine al prezzo medio di 38 centesimi. Le produrranno cinque imprese italiane. L’intenzione del governo, inoltre, è quella di azzerare l’IVA su questi prodotti. L’aliquota, al momento, è fissata al 22%.
Mascherine chirurgiche a 50 centesimi: i dubbi del dottor Nicola
Nonostante l’accordo tra Arcuri e Federfarma, il dottor Nicola esprime la sua perplessità. «Nutro molti dubbi sulle modalità attuate dal Governo. Le farmacie italiane avevano da tempo richiesto un tavolo per definire la questione in maniera condivisa, con l’obiettivo di abbassare il costo per i consumatori finali. Ancora una volta, però, si è assistito a soluzioni, anche semplici tecnicamente, come in questo caso, ma lontane dalle realtà lavorativa e di mercato. Capisco il carico di lavoro e la tensione di chi sta gestendo la crisi; ma sarebbe stato facile trovare una soluzione ragionevole e rispettosa di chi si è adoperato. Mi riferisco alla filiera intera, per far giungere sul mercato in urgenza tali prodotti di estrema importanza in questi giorni. Sono da condannare invece tutte le azioni che hanno portato alla vendita di mascherine a prezzi non equi».
«Ho forti dubbi se continuare a venderle, ma penso prevarrà il senso di servizio»
L’accordo siglato prevede un ristoro, ma in farmacia ci si interroga se continuare o meno la vendita. «Ho forti dubbi in queste ore, anche se penso che prevarrà il senso di servizio verso la popolazione – prosegue -. Oltre ad attendere indicazioni precise per un equa compensazione voglio comunque sottolineare ancora una volta il ruolo importante del ‘sistema farmacia’ italiano che al di là della distribuzione delle mascherine, ha dimostrato, anche con la perdita di alcuni valenti colleghi, la presenza capillare e professionale su tutto il territorio Italiano anche in momenti difficili come questi».
(thomas piccot)